SITUAZIONE… SOLUZIONE

Ancora adolescenza e L, la stessa del pezzo precedente, ma mentre quello era un racconto reale, questo è molto fantasioso, perché sovente, quando ci si infatua di una ragazza, se tutto non va esattamente secondo i desideri, subentrano le fantasie non necessariamente notturne, ma preferibilmente, perché è un metodo infallibile passare dall’invenzione di un sogno alla concretizzazione del sonno. Peraltro pare sia un metodo diffuso e sicuramente più piacevole del conteggio delle pecore.

Il nostro ispiratore e protagonista si muove in un’ampia visione del mondo tra pacifismo e protesta contro l’incombente odio, rivolgendosi all’amata da persona navigata che conosce la società nella quale domina il malessere. Il sogno d’amore si fa invettiva giacché sulla terra non c’è un angolo di pace e l’amore (si affronta il concetto retorico secondo cui il passato è sempre meglio del presente, ma il quasi sedicenne può. Infatti, più adulto, nel tempo della negazione assoluta della positività, ammette che vi siano pochi spazi di pace, prevale un piccolo ottimismo) si è trasformato (prevalentemente) in odio… Eccoci! Ma questa situazione non scalfirà il nostro amore. Lo dimostra il fatto che quando ci siamo incontrati questa amara realtà è svanita (mentre il sogno originale si attardava in azzardi pessimistici e pseudo sociologici muovendo critiche anche a una collettività sessuofobica, e da questo punto di vista in buona parte continua ad esserlo). Eppure il nostro adolescente vedeva ai suoi tempi e nei suoi luoghi un paternalismo bonario, degenerato in seguito.

Il sogno, in quanto fantastico, mostra passato remoto, passato prossimo e presente della relazione, un artificio funambolico per un sedicenne, poiché non può vantare una lunga esperienza.

Così il sogno temporeggia tra passione, sentimento, struggimenti vari dovuti ai malintesi di coppia, alle reciproche accuse di affetto parziale, stante lo svolgersi del tutto in una società piena di contraddizioni. L’irrazionalità sposta questi problemi affettivi in accuse a terzi, alla moltitudine, che nel giro di pochi anni non si commuove più, non ha più cuore, tutto si è meccanizzato, robotizzato, la pancia del boom economico strizza l’occhio al futuro, al surreale. Il non capirsi, il non amarsi, il non piacersi più è colpa di questo insieme che avanza, questa forza priva di sentimento.

“Penso proprio che le macchine, vincendo le menti umane, abbiano fossilizzato le anime” pertanto occorre lottare per la liberazione esistenziale, studiare una rivoluzione dal Libro, dalla scrittura.

Il pensiero adolescente fa riferimento a lettere, alla corrispondenza tra i due, della serie, siamo noi a risolvere e nei tuoi scritti trovo la gioia. La revisione matura fa riferimento alle Scritture, al Vangelo, alla nonviolenza, alla Carità e alle altre virtù poste al servizio di questo amore evanescente che si nutre di sogno e speranza e che accusa il mondo ipocrita di remare contro, così occorre isolarsi per non subire la sua contaminazione.

La visione onirica si fa narrazione cinematografica, una sceneggiatura con per protagonisti i supereroi dell’agàpi, con il mondo acerrimo nemico, ed è la loro forza, giacché bastano a se stessi, lotta lotta lotta… Tuttavia non si sogna in due, l’unilateralità può essere solo consolatoria, un palliativo temporaneo e tuttavia resistente, finché una nuova storia non lo mette in non cale.

Stravedo per la fantasia adolescenziale, quando le passioni sono davvero tali e incondizionate, forse al di là di tutto anche indifese, dove la retorica, che c’è, è però impalpabile e imperturbabile. Quando si cresce non è più così, la maturazione, l’esperienza, lo studio, la comprensione, portano un po’ a vergognarsi di queste pene d’amore espresse senza pudore.

Al di là del focus sull’amore di due adolescenti, certo centrale, resta fortemente d’attualità, non solo nella visione del sognatore, la prevalente presenza di odio nel mondo; è bene precisare, più che di prevalenza numerica, si tratta di preponderanza dell’arroganza a tutti i livelli, dai fattacci che ogni giorno si verificano non solo nelle nostre strade e coinvolgono due o più persone, alla politica a dir poco reazionaria di chi manifesta il suo potere rigorosamente per i propri interessi diretti e indiretti e che in base a questi, oggi ne dice una, domani il suo contrario, incurante degli effetti dannosi sulle masse, sul popolo, in parte stanco, assuefatto, rassegnato, incapace di reagire efficacemente.

… E allora, se neppure la storia ci ha insegnato nulla, anzi si cerca di celarla ai più, se la guerra prevale sull’intelligenza, che faremo noi… e dove andremo noi…?

situazione...soluzione

 Situazione… soluzione (6 – II – 11.10 s) a 27-30.11.2023

GIOIE E PARANOIE (versi per chi non ne voleva – 2)

Questa storia mi fu riferita in uno dei momenti più delicati di essa, pertanto, insieme alle gioie comprende le paranoie che insieme fronteggiano caratteri complessi, ondivaghi, differenti.
La nuova cornice è Umbria Jazz, ricordo gioioso e felice, non senza contrasti, amplificati per la ragione anzidetta.
La scenografia umbra è stupenda e attenua abbastanza l’ossessione sopraggiunta nella relazione con Li.
Ant viaggiava totalmente in autostop da Roma a Milano, come da Roma a Londra. Quella volta la meta era Orvieto, dove ebbe inizio il tour jazzistico, là dovevano incontrarsi. Salito in città dallo Scalo trovò subito ad accoglierlo il Duomo, fu come un magico abbaglio, come Alice all’ingresso del paese delle meraviglie; la città era semplicemente fantastica, si era oltre metà luglio, ma le giornate ancora lunghe, c’era il sole fino alle 21.
Nella piazza del concerto vagava tra la folla mentre dal palco arrivavano accordi di prova, il caldo era notevole. Dalla tenda dell’organizzazione venivano diramati diversi annunci. Intorno alle 20 il messaggio era per lui, ne recepì solo una parte e comprese una cosa per l’altra, tuttavia si avvicinò al punto stabilito e dopo un po’ apparve lei con altre due amiche, si unirono formando un gruppo di sei. A e L si fecero grandi feste, presero posto al centro della piazza di fronte al palco, l’atmosfera era da favola, suonarono tra gli altri Cedar Walton quartet, Art Blakey’s jazz messengers, ma il gruppo si esaltò soprattutto quando entrarono in scena Horace Silver quintet, un loro brano sarebbe stato la colonna sonora dell’intero festival.
I nostri protagonisti amoreggiavano, tutto era quasi inatteso ed emozionante, parlare di felicità non era lontano dalla realtà. A fine concerto si recarono per il pernottamento nel sito indicato dagli organizzatori, qualcosa come il porticato di un convento e di una chiesa medievali.
La mattina dopo fecero coppia anche in autostop, la tappa era Gubbio e vi giunsero nel primo pomeriggio; tutto andava a gonfie vele, ma a un certo punto lei partì per la tangente, si discusse a tratti drammaticamente stante la relazione idilliaca tenuta fino a lì. Cosa innescò questa sorta di “schizofrenia”? Pretesti inesistenti? Qualche pretesa di lui non condivisa? Ant di domande se ne fece mille, eppure una routine di rapporti problematici se la era fatta, ma questa era troppo estrema e inoltre lui era abituato a privilegiare favole prive di turbamenti.
Anche Gubbio è bellissima, c’era già stato l’autunno precedente. Il palco era fuori città, in un campo sportivo, l’atmosfera più dispersiva, forse condizionata dalle sfuriate di Li, sebbene poi tutto si ricomponesse. Suonarono Enrico Pieranunzi trio, Sarah Vaughan trio e i favoriti Horace Silver quintet. A dormire si salì nel centro storico, ancora in un porticato di accesso a un palazzo antico dove stesero i sacchi a pelo.
Per il concerto di Città di Castello l’organizzazione mise a disposizione un autobus, tra i nostri eroi era già tornato il sereno, sembrava di capire che se lei stava bene tutto filasse liscio, durante il viaggio amoreggiavano e si dicevano parole d’amore. Quello che allora veniva percepito come un dramma e provocava sofferenza e disagio, visto a distanza di tempo appare semplicemente come un cambiamento repentino d’umore, si conviveva tra tenerezze e sfuriate. Tuttavia in questa città tutto fu tranquillo, suonarono il quartetto di Gianni Basso, il gruppo di Art Blakey e udite udite Dizzy Gillespie quartet. La gente era ospitale, passarono la notte in un palazzo, nel pianerottolo del primo piano.
Anche per la quarta giornata di Castiglione del Lago ci fu a disposizione il bus, arrivò la sorella di lei e si straniò di colpo (?). Il palco fu montato sulle rive del Lago Trasimeno, ma la location del gruppo cambiò: si piazzò una tenda su un promontorio a lato del palco, si accese un falò e si cucinò; apparvero altre persone conosciute, a fianco c’era nientemeno che il “Collettivo uomini sporki”, memorabile!
Lo spiazzo del palco sotto la piccola tendopoli appariva disordinato, sentirono lì un po’ di concerto, poi tornarono in postazione tenda, ormai una confort zone. Fu la volta di Massimo Urbani e Roberto della Grotta group, Don Pullen, Dizzy Gillespie. La canadese poteva ospitare solo tre persone, così Ant e Li passarono la notte in una casa in costruzione.
La mattina dopo, considerata fuori mano la tappa di Terni, si restò a Castiglione. La presenza del lago trattenne anche altri gruppi, specie delle nudiste che corsero in fila in acqua; anche i nostri fecero il bagno… e pure il bucato. Tra loro, dopo alcune frizioni pomeridiane, si dialogò in modo più distensivo e si amoreggiò nuovamente, si fecero delle foto, si parlò di politica.
Il giorno successivo raggiunsero Perugia in autostop, era l’ultima giornata del jazz itinerante. Li si turbò nuovamente, ma era tutto il gruppo un po’ in paranoia (aveva preferito le piccole città meno affollate), ci fu poca attenzione anche durante il concerto, dove i gruppi clou furono Stan Getz quartet e Sam Rivers trio e tornarono a dormire all’ingresso di un palazzo abitato.
L’epopea umbra era al termine, il gruppo si sciolse dopo le foto di rito interpretate in centro città. Ant raggiunse la periferia di Perugia e iniziò l’autostop per Milano, in direzione Firenze, non si fermò nessuno per un pezzo. Lei doveva partire in treno, ma dopo un po’ lui sentì un fischio, era lei che arrivava piangente, si abbracciarono. I retroscena si sapranno dopo molti anni: allora disse di aver perso il treno, ma in realtà voleva stare con lui. Nell’economia di quanto sappiamo è difficile raccapezzarsi, perché questo fu un gesto forte e significativo, piangeva perché temeva di non trovarlo, si era presa un rischio.
A distanza di anni il ricordo di lei si è fatto più positivo, ma in quelle confidenze vicine ai fatti avvenne il contrario, si parlò di falsità, perfino di odio e peggio, delle incomprensioni, di sofferenza e incomunicabilità, di streghe, condizionamenti, capricci, linciaggio morale… Ben oltre la realtà di un amore a due velocità e qualche malinteso, ma contò, nel momento della condivisione, lo sconforto atroce che riguardava fasi successive alla favola umbra.

gioie e paranoie

40 Gioie e paranoie (versi per chi non ne voleva-2) (53 – VIIIb – 13.9 mi) a 29.1.2023

LIBERAZIONE

Penso che a chiunque sia capitato di scrivere, al di là della lista della spesa o del taccuino degli impegni, ma c’è chi, al di là della sporadicità, scrive da sempre, diciamo pure che ha scelto la scrittura come sua occupazione, non come fonte di reddito, dunque non come lavoro… Quella è un’altra casistica che sotto certi aspetti può non andarmi a genio: se percepisco che qualcuno scrive per contratto penso non valga la pena di leggerlo, almeno se quello è lo scopo della sua scrittura.

Per quanto mi riguarda posso dire che la scrittura è andata diventando progressivamente una delle mie occupazioni principali. Ho ricordo di miei scritti fin dalla scuola elementare, tenevo un apposito quaderno dei cui contenuti posso solo fare supposizioni, perché finì al rogo in occasione di qualche brutto voto riportato nei quaderni “ufficiali”…

Iniziata la scuola media la scrittura trovò spazio nei diari, in quaderni, in lettere, prima in forma disordinata e da un certo punto in poi più metodica; da adulto ho cercato di recuperare il più possibile di quanto scritto allora, non perché si trattasse di capolavori o qualcosa di lontanamente simile, ma perché costituiva degli step della mia formazione. Per questa ragione mi sono preso la briga di pubblicare parte di quelle cose anche “banali”, solo in quanto rappresentavano il documento di un percorso.

Con il tempo di esperienze di scrittura ne ho fatto tante e un po’ di tutti i generi, dagli articoli su stampa quotidiana e periodica ai blog, dalla scrittura di versi al racconto e alla saggistica. Essere filologi di se stessi è divertente, ma anche molto impegnativo.

Insomma nel campo della scrittura ho cercato di non farmi mancare quasi niente, neppure l’improvvisazione. Non è un genere cui sono aduso, chi non è avvezzo a improvvisare cade necessariamente in forzature; ovviamente apprezzo quelli bravi. In Sardegna abbiamo sos poetas e sos cantores, posso vantare di averne avuto uno tra i miei avi. Ma il certame poetico, il contrasto o tenzone è abbastanza diffuso anche nel continente. Al giorno d’oggi c’è il rap e i dissing, ma in mezzo all’inflazione ci sarebbe da fare una drastica selezione.

Una delle mie storiche improvvisazioni avvenne in quarta superiore durante l’ora di lezione e al primo banco. Quei brani scritti in quel modo inizialmente non furono riconosciuti, ma li avevo conservati, quasi come mosto che avrebbe potuto diventare vino, non lo diventarono, ma con il tempo acquisirono il titolo di documento, mica poco!

Quella sorta di flusso di coscienza (ante litteram, perché allora non conoscevo Joyce) realizzato con il mio compagno di banco, produsse sei brani, il primo parla di viaggio, dei desideri di un periodo in cui si aspira a essere più grandi per avere più libertà di movimento, ma questa smania viene sostanzialmente contenuta da una sorta di realismo, lo spauracchio della routine.

Quale può essere l’idea di viaggio di un adolescente? L’autostop…Alzarsi all’alba, raggiungere l’autostrada e alzare il pollice… Avevo già fatto le mie prime esperienze in tal senso, ma per spostamenti limitati, non avevo ancora letto Kerouac.

Diciamo che al giorno d’oggi, con la pandemia, cambierebbe anche la prospettiva del testo, non so se si pratichi ancora l’hitch-hiking, sicuramente non con la stessa disinvoltura di un tempo. Ma anche allora non era tutto scontato, capitava di aspettare per ore che un’automobile si fermasse; così nella carriera di un autostoppista, insieme a camminate di chilometri per trovare una postazione migliore, diventavano leggendari i passaggi lunghissimi. A memoria il mio passaggio più lungo è stato Geisingen – Koln di 474 km.

Mi vengono alla mente i ricordi di decine e decine di viaggi in autostop, anche in parte dell’Europa; non ho mai preso nota di essi, ma di tanti ho dei ricordi. La maggior parte di essi riguardano l’attesa del passaggio, raramente del percorso.

Ottenere un passaggio è sempre un sollievo, una sorta di liberazione, di corsa verso l’imprevisto, verso la montagna, il mare o qualsiasi altro luogo spesso sconosciuto. Il senso di leggerezza è tipico di quei viaggi e ogni ricordo è ormai gradevole,  anche dei tratti percorsi a piedi. Eppure in qualsiasi viaggio la meta ultima è casa, il ritorno, il tuo letto e all’inizio anche il ritmo abituale è gradevole, almeno quanto basta per aver bisogno di un nuovo viaggio.

34 liberazione

Liberazione (34 – V – 7.4 ca) a 29.12.2021

PRIMA GIOVENTÙ

La questione si pone di nuovo: dove finisce l’adolescenza e inizia la giovinezza…?

Tutto sommato non penso sia un problema che debba porsi un trovatore di versi o anche di prosa, tuttavia c’è certamente un’età nella quale esse camminano di pari passo, o meglio, il caso è del tutto soggettivo.

Personalmente, all’epoca, ritenevo che l’adolescenza terminasse più o meno con la maggiore età, forse anche prima… Oggi, ma l’ho già scritto altrove, per una sorta di opportunismo di nessun valore, ritengo che l’adolescenza vada (anno più, anno meno) dagli 11 ai 20 anni. Come età conclusiva sono in linea con la “scienza”, la quale posticipa notevolmente l’inizio.

Questo ragionamento, che può anche essere marginale, vale poco per i diretti interessati. Provate a dire a un diciottenne che è adolescente…

Torno pertanto a me stesso, che credo di non essermi mai posto il problema adolescenziale, considerandomi un giovane, almeno fin dall’inizio delle scuole superiori. Ma siamo sempre nel campo dell’interesse rispetto a ciò che si vuole fare, pensare, ottenere.

Quasi tutti i ragazzi e le ragazze vogliono diventare presto adulti per fare, secondo loro, quello che vogliono. Anche ciò è molto relativo perché dipende da famiglia a famiglia, dalla libertà di azione che viene data.

Ecco che allora, per risolvere il dilemma, ho elaborato l’espressione “prima gioventù” comprendendovi i sedici anni.

In quel tempo molte ragazze, ma anche ragazzi, avevano storie fin dai dodici anni, sicuramente dai quattordici (c’è stato un significativo regresso in questo senso, e forse persiste ancora oggi, ma non credo si possa fare un discorso troppo generale), a sedici anni si era un poco in ritardo e questo pesava parecchio.

Ma qui può sorgere un altro rompicapo: cosa significa avere una storia a quella età, è un problema di rapporti fisici o anche un fattore di tempeste ormonali, tra il sentimentale e lo psicologico? Capisco che si tratta di faccende diverse, ma anche precedentemente al primo bacio o (nella migliore delle ipotesi) al primo rapporto, possono esserci stati amori e approcci intimi di diversa natura, dall’amore platonico ma intenso, struggente, a situazioni più fisiche, ma meno sentimentali e solamente passionali, legate al desiderio. Un grande bailamme da valutare comunque soggettivamente.

Penso e in parte spero, che nessuno si sia mai sognato di elaborare dei teoremi psico-matematici sul tema.

Potremo stare allora al senso comune, a ciò che segna il salto verso un traguardo certamente atteso: il primo bacio.

… E dopo questo, la prima relazione, i primi distacchi, le prime sofferenze e tutta una serie di nuove consapevolezze, che viste oggi si collocano in quella parte della pubertà che è crescita sotto il profilo psicologico-sentimentale, oltre che fisico, ma poco più avanti, anche ideologico, tanto che nella mia esperienza personale, l’adolescenza avanzata, ha segnato la costruzione delle mie idee, mantenute fino a oggi, pur arricchendosi di contenuti ed esperienza, marcando certamente ogni altro aspetto della vita.

prima gioventù

6 – Prima gioventù (41 – V – 14.9 a) – a 26.03.2020

PRIMA GIOVENTU’

La prima donna che mi ha amato
ha segnato la mia prima gioventù,
mi ha donato sicurezza e paure,
subitanea esigenza di liberazione
dagli stretti legami congeniti.
In purgatorio ricerca di altre,
inibito da periodiche sue lettere.
Nei momenti di isolato sconforto
la sua assenza mi feriva il cuore;
incapace di stare solo e sperduto,
cercai distrazioni, la adombrai,
ammisi che ero stato con un’altra.
Ante, illa! La attesi d’estate,
non venne e non scrisse più:
che dolore nell’eremo Alienazione!
Alcol, birra, vino, donne non amate,
incapace di accettare la realtà,
ma speranza viva e lei nella mente.
Al progressive festival mi placai
perché si era in dimensione sogno,
just ineffable oniric situation 
in cui si scordano fatali crudeltà.
…Aspettavo un minimo di fulgore
e ne fui inondato, finalmente.
Riprese la realtà, delusioni, pene,
incomprensioni della gente aliena.
Sollievo all’idea che Lei mi capisse,
pensiero sulla vita futura insieme,
concepita difficile perché Cristiana,
non lo nascosi e assentiva confusa.
Nell’attesa la mia anarchia bloccata:
no a ingiustizie e domini; educazione
a libertà, pace e giustizia universale,
distogliere le menti dal condizionamento.
Fu la mia scelta di vita e lei si chiese
se il nostro amore sarebbe sopravvissuto.

prima gioventù

In base al discorso fatto per i versi precedenti “prima gioventù” mi sembra un titolo esagerato, ma alla fine ho deciso di tenerlo a testimonianza delle sensazioni di allora. Difficile definire l’età di transizione. Mi ponevo il problema soprattutto perché i versi trattano di un periodo molto ristretto, meno di due anni, tra i 17 e i 18… Tuttavia va benissimo perché secondo me ci sono tante gioventù.
La protagonista è già ampiamente presente in altri versi, cito Enigma… Sostanzialmente il brano riguarda un lungo periodo in cui stemmo lontani, con vago riferimento ad altri fatti del periodo e con alcune autocitazioni.
Qui le modifiche sono un po’ più importanti e le segnalo:
verso 6: “in purgatorio” era “nella sua lontananza
verso 11:  “la adombrai” era “la scordai
verso 13: era “Quell’estate la aspettavo
verso 15:  “che dolore nell’eremo” era “sarei morto senza
dal verso 17 al 34 il testo era questo:
“…ma non morì la speranza, nel tempo del dolore.
Con lei nella mente, incapace di accettare la realtà.
Al meeting non soffrii
perché là tutto era diverso,
in quell’atmosfera si scordavano
le crudeltà della vita.
… Aspettavo un po’ di luce
e ne fui riempito, finalmente.
Nella vita delusione e dolore,
incomprensione della gente.
Lei poteva capirmi
e pensavo alla vita futura insieme,
difficile perché Cristiana
e non glielo nascosi.
La attendevo e la mia anarchia non maturava:
niente ingiustizie e comandi: sensibilizzazione,
uguaglianza, pace e libertà tra tutti:
distogliere le menti da un condizionamento disumano”
.

(V – 14.9 A)

Music:
RE DO
LA MI     FA
LA DO
RE MI    SOL
(V – 14.9 A)

http://poeesie.myblog.it/media/00/02/1599296643.mp3

ESALOGIA

LIBERAZIONE
L’hai il pollice?
Allora alzati all’alba
e raggiungi l’autostrada
per fermare le corse.
Uno stridore di freni
percuote le tue orecchie
e un’automobile ti porta via.
Corri verso la liberazione,
verso l’imprevisto,
verso la montagna
dove l’acqua sgorga
dalla terra e conforta
la tua esistenza.
Il giorno è troppo breve
per godere di ogni risorsa
e il tuo animo combatte,
vuole stare là con la natura,
evadere il mondo corrotto;
eppure tu tentenni,
ti imponi di tornare:
dormirai nel tuo letto,
ti alzerai, lavorerai, mangerai,
dormirai nel tuo letto…
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VAGONE
Un rumore mi sveglia,
l’ambiente che ho intorno
mi stupisce…
Gia! Sono in treno,
nel mio vagone,
nella mia cabina.
Dal finestrino
il paesaggio corre,
regna il silenzio.
Lei dorme ancora.
vorrei entrare
nei suoi sogni.
Mi cruccio
per la sua assenza;
la sveglio,
sguardo fulmineo,
irraggiungibile,
Intendo: il viaggio
sarà ancora lungo.
Ci abbandoniamo
a giochi quieti.

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INSONNIA
Quella casa era troppo ampia
perché io ci dormissi
un’altra notte.
Divenne un problema
assegnarmi un letto.
Dormire con te?!
Ci credevano innocenti,
tu non dicesti niente,
fulminea malizia negli occhi.
Pensavo si scherzasse,
situazione paradiso jamais veu
pericolosa, compromettente.
Mentre fantasticavo
non mi resi conto
che ti proposero di andare
dove io non volevo.
Fu una notte insonne,
passata a mordermi le dita,
primizia di occasioni perdute.

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I tre brani, insieme ad altri tre già pubblicati (L’esigenza, Suonando sulla nave, Un mondo diverso), costituiscono una particolare esalogia, in quanto sono stati composti in quarta superiore, durante l’ora di lezione, al primo banco.
Il diario riporta semplicemente “vena compositiva libera”. In realtà per qualche tempo questi brani non erano “riconosciuti” tra i miei versi, li conservavo quasi come testimonianza di quella “vela” mentale, come versi spontanei.
Per dirla tutta, io e il mio compagno di banco, tutt’altro che decisi a seguire la lezione, ci sfidammo a comporre versi a tempo, ognuno di noi dava il titolo del brano all’altro e tutto si doveva risolvere in qualche minuto.
I versi sono dunque composti di getto, in una sorta di flusso di coscienza ante litteram (allora non conoscevo certo quel concetto e tanto meno Joyce), penso si sia risolto tutto in meno di mezzora.
I brani sono stati corretti, mantenendo sempre il concetto originario. Questi pubblicati sono i primi tre, seguivano poi “Suonando…”, “Mondo diverso”, “L’esigenza”.
Sono riconoscibili in nuce le mie idee ecologiste, libertarie, pacifiste e una empirica passionalità. Essi segnano in sostanza uno spartiacque tra il primo e un secondo periodo compositivo.
(V – 7.4 Ca)

http://musicalbox.myblog.it/files/04%20-%20Sysyphus%20Part%204%20,%20Richard%20Wright.mp3

SITUAZIONE… SOLUZIONE!

Abbiamo percorso il mondo
trovando pochi spazi
nei quali vi sia la pace.
L’amore molti uomini
lo hanno trasformato in odio
col passare dei tempi.
Quando ci incontrammo
svanì la realtà amara;
spesso davamo sfogo
al sentimento che ci legava,
ma era un affetto parziale,
perciò cambiammo strade
e i nostri cuori ne risentirono:
per tanti separarsi è normale.
Penso proprio che le macchine,
vincendo le menti umane,
abbiano fossilizzato le anime.
Credo sia il momento
di organizzare la lotta
per la liberazione esistenziale;
basterà studiare il Libro
che ha parole di vita eterna
e armarci di fede, speranza, carità.
Chi ha padronanza del male
temerà la nostra rivoluzione
e cercherà di distruggerci.
Così conosceremo il nemico,
la radice della malevolenza
e tanti si sensibilizzeranno.
Sono cosciente delle difficoltà,
perchè l’albero maligno
ha contaminato tanti frutti
e se non vorremo
marcire anche noi,
dovremo lottare subito.
situazione soluzione.jpg

Abbiate pazienza, siamo sempre nella fase adolescenziale (15 anni, periodo molto produttivo), gocce di retorica persistono. Il brano (mai amato tantissimo) è rimaneggiato senza pudore, rispetto all’originale, che evidentemente (in una determinata fase del mio percorso compositivo) ho rifiutato, fino a fargli rischiare l’oblio…
In questa presentazione però, ho recuperato un verso di quello, dunque l’attività bradisismica non è ancora conclusa. Ovviamente non mi riferisco ai concetti espressi anche confusamente, ma alla resa del verso, all’affabulazione, fattori che oggi curo fino a rischiare l’ermetismo assoluto… pian piano ci arriveremo… pazientate frates!
Dedicata a L., il cui nome era il titolo, modificato poi in “Metamorfosi disumana”, ovvero (dice il diario) del poco amore presente nel mondo, salvo eccezioni. Un mondo egoista che nasconde questa realtà.
(II – 11.10 Sestu)

GIOIE E PARANOIE (versi per chi non ne voleva – 2)

…Sono il tuo servo!
Non mi aspettavo tanto allora,
perciò fu una nuova emozione.
Nel viaggio anarchico della liberazione
non importa l’arrivo, non si hanno membra.
Eri falsa? Non riesco a crederci!
Osteria della salvezza estrema,
della morte inavvertita:
appresa con la rivelazione del vero;
paranoia curata alla meglio.
Hai visto aleggiare l’odio?
Mutamento di situazioni e sentimenti.
Non capisco!
Sul pullman sembrava che mi amassi
e io ti amavo senza dubbio…
Ma sfuggimi, fammi soffrire,
poi non più, ma senza convinzione.
Bisogni non appagati, non capiti.
Perduto! La pioggia mi annienterà.
Uomo di poca fede… E’ passata.
Ho conosciuto la strega.
Il concerto non ha trapassato
la mia anima corazzata dai pensieri.
Incomunicabilità voluta,
alibi per i tuoi prossimi capricci.
Mimami le tue pretese di conoscermi,
le mie assurde trovate,
ciò che non capisco e non penso;
recitami il linciaggio morale:
sono il tuo acido lisergico andato male.
Cosa hai provato la sera
del dialogo dolcissimo?
Vera canapa indiana,
in giro con te tra i fuochi…
Lei è il tuo non io o il tuo modello?
Sono stupendo… ne ho preso atto!
Come avrei potuto non amarti,
rapirti alla solitudine in agguato;
mi hai dato tanto, l’ho sentito
ma quale sentimento hai provato?
Immortalatemi senza discutere!
Avresti condiviso la mia Messa?
Per stare un po’ col Nazareno
posso rinunciare anche a te.
Atmosfera di pace…
Qual è il tuo male sorella?
Quella sera mi hai odiato?
Il tuo pianto da bambina…
Ricordi il ritorno al nord?
…Il fischio che mi fece trasalire?

gioie e paranoie.jpg

Seconda parte più ariosa, anche se disseminata di paranoie, tese a comprendere e fronteggiare caratteri complessi, ondivaghi.
La cornice è Umbria Jazz (come per la prima Firenze), ricordo gioioso e felice, ma condizionato anche dal momento della scrittura, di tutt’altro sentire.
Da questo contesto sono colti baci, trasformati in sassi, per la disperata causa.
(VIIIb – 13.9 Milano)

(prima dell’uragano Virgilio questo post aveva raccolto 32 commenti, + 25 = 57)