DONNA M’APPARE E MI PLACA IL CUORE

Uno sguardo fulmineo e inatteso, un contatto, una tenerezza, e altrettanto improvvisamente il percorso opposto ugualmente imprevisto, sorprendente e per certi versi inquietante ed enigmatico.

A volte capitano davvero cose strane, in realtà non sempre piacevoli, ma talvolta sì, e allora magari vorremmo che ne accadessero di più, soprattutto quando di quelle belle non ne avvengono da mesi o talvolta da anni. Allora la memoria. che aveva messo una pietra da tempo su quella storia, va a rivangarla, ne vuole cogliere quel flash positivo, gradevole, incredibile nella sua, addirittura, banalità. Eppure a me è stato insegnato che talvolta anche il banale ha un proprio valore, e non effimero. Si, tergiverso, non è una lunga storia e quella sgradevole è durata più di quella banalmente gradevole.

Ero ancora matricola, avevo preso posto un po’ casualmente nell’aula a tribuna per seguire la lezione di Letteratura Latina. Il prof iniziò la sua lezione; la Sua caratteristica più rilevante era che ci dava individualmente del voi, e collettivamente del loro… Si comportava da barone nei confronti di borghesi? era fedele al duce? o semplicemente, pur non essendo esattamente un provisional dell’IRA, adottava dei comportamenti eccentrici di imperiale memoria? Egli era molto attratto dalla fredda cultura marmorea, infatti era un patito dei Carmina (o Carmen).

I Carmina sono stati le prime testimonianze della letteratura latina e hanno avuto seguito anche in epoca cristiana, fino al basso medioevo. Essi venivano usati dai Romani per esprimere una poesia dal tono solenne, di carattere rituale e propiziatorio, manifestata anche mediante iscrizioni prosastiche. Poteva ad esempio trattarsi di un confronto enfatico tra il celebrato e i suoi commensali, dove il primo veniva paragonato a un antico illustre, in quanto persona tanto al di sopra del suo tempo da poter essere paragonato solo alla stregua dei grandi del passato. A questo proposito si ricordi che anticus per i romani era sinonimo di migliore. Gioite pertanto voi cui è stato detto: pagu antigu!

Successivamente vennero chiamati in questo modo quei canti, in versi saturni, che venivano intonati, improvvisando, durante i banchetti o per inneggiare il trionfo di un condottiero. I testi in argomento erano i Carmina Latina Epigraphica. Ma dove è andato a pescarli questi Carmina? è da una settimana che ne cerco almeno uno! Evidentemente anche durante l’impero romano e nei tempi immediatamente successivi esistevano delle avanguardie, per pochi eletti…

Bene, in questo contesto – quasi che anche le lezioni universitarie avessero adottato le interruzioni pubblicitarie -, quello che distrattamente avevo ritenuto un collega e sedeva davanti a me, un gradino più in basso, si voltò verso di me con una velocità notevole, quasi che stesse meditando quel gesto da diversi minuti; aveva un sorriso stampato in faccia, capelli cortissimi ed era evidentemente una ragazza… Non so se il mio stupore sorridente durò più o meno del tempo che lei impiegò per una sorta di presentazione e per chiedermi degli appunti, così a bruciapelo. Disse qualche altra parola riferita allo studio… Quei pochi secondi somigliavano più che altro a un approccio il cui scopo ultimo era tuttavia inesplicabile anche per la singolare modalità in cui si svolse.

Ci demmo appuntamento al termine delle lezioni, tutto filava abbastanza liscio, la conoscenza, insieme alla confidenza erano cosa fatta, tanto che da quel rapido movimento di collo del mattino sembrava passata un’eternità, sebbene ancora abbia dubbi sul fatto che il secondo step sia avvenuto lo stesso pomeriggio o un altro giorno.

Fosse quel che fosse, al termine di una passeggiata accademica di sapore intimo, memore di altre esperienze andate in un certo modo, tirata la sintesi delle funzioni trigonometriche dei casi, le chiesi un bacio. Lei fece letteralmente un balzo, era chiaro che non se lo aspettava; dopo qualche mormorio incomprensibile, proferì le parole più ingenue di tutta la storia: “Va bene che mi sono appena lasciata con il mio ragazzo, ma insomma…”. E cosa vuoi che ne sappia io che ti sei appena lasciata con il tuo ragazzo. Recupera padronanza di se stessa in pochi secondi e “Vuoi un bacio? Eccolo”, si inerpica e mi bacia sulla guancia, poi confermiamo l’appuntamento per più tardi per studiare insieme in sala di lettura.

Lettura, appunto, ma delle situazioni! Non che sia così semplice, ma non mi lamento, il mio è solo un auspicio.

In breve Silvia mancò all’appuntamento, la attesi abbastanza, poi decisi di continuare a studiare in un’aula, come usavo… Passò qualcosa come una mezz’oretta e la santarellina, proprio lei, apparve sulla porta nella sua massima disinvoltura e in compagnia, cercava un’aula libera… il conto dell’inganno era presto fatto.

Il resto sono brevissimi episodi in cui lei cerca di tornare a parlarmi seppure con modalità più imbarazzata, la evito, ma la curiosità è sempre più forte del rancore più o meno legittimo: sentire le sue parole giustificative di un simile comportamento.

Passarono mesi prima che mi decidessi a soddisfare questa esigenza… La trovai a studiare in fondo a un corridoio del Corpo Aggiunto vicino all’aula magna, i capelli erano ormai lunghi… Mi parlò come se ci fossimo visti il giorno prima, ma il rancore era il suo: non le avevo passato alcun appunto.

Che storia è questa, direte. Un mese dopo il fatto scrissi due sonetti di ispirazione stilnovista, uno in sardo, uno in italiano; per quest’ultimo, quel voltarsi come un’apparizione istantanea sorridente non poteva essere dispersa in se stessa, fu il suo grande avvolgente regalo, tuttavia ingannevole quanto sembrasse vero. Nella realtà c’è tanto di non detto, difficile fare ipotesi: forse esperimenti di circuizione, con gesti, contatti felini, fascinazione, per poi negarsi in modo singolare, non chiudere per fartela pagare. Sole e luna per certi versi: tramo l’ignoto e capto l’errato.

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FASCISTE!

Quella mattina arrivò presto, se ne stette seduto sul muretto privo di alcuno stile che fungeva da passerella di accesso alla facoltà, ma piuttosto defilato, vicino alla libreria, postazione scelta non a caso: da lì poteva osservare la fiumana di colleghe che, scese dall’autobus, si dirigevano verso l’ateneo, anch’esso senza stile, o almeno privo di uno stile artistico codificato, un palazzone parallelepipedale con qualche rifinitura agli ingressi, tuttavia piuttosto funzionale all’interno, costruito a cavallo tra anni Sessanta e Settanta del secolo scorso a “Sa duchessa”. Antonio lo conosceva bene, ormai nel mezzo degli studi, ma aveva iniziato a frequentarlo pochi mesi dopo l’inaugurazione: da lì partivano e tornavano i cortei studenteschi, nell’aula magna si svolgevano le assemblee movimentiste, i vari collettivi, le attività culturali che coinvolgevano anche gli studenti medi. Fin da subito ne aveva conquistato la quasi totale agibilità politica il “Movimento studentesco” di Mario Capanna, il gruppo della nuova sinistra più organizzato a Cagliari, o almeno in facoltà di Lettere.

Benché edifici, muretti e immobili vari fossero come allora, i tempi erano cambiati, o almeno, i motivi per cui Antonio se ne stava là seduto non erano strettamente politici.

L’attesa di pochi minuti appariva lunga ore, finché, prima che il suo volto, gli giunse l’eco stonata della sua voce mattutina, maldestra, goliardica e prepotente. Un fiume in piena inarrestabile che travolgeva completamente i suoi piani; la osservò procedere, probabilmente non visto, e dopo qualche secondo di smarrimento, contrariato, ne seguì i passi a debita distanza.

A freddo la riflessione divenne inesorabile: le congetture fantasiose che avevano ipotizzato un semplice incontro chiarificatore non erano altro che chimeriche sovrastrutture, pura immaginazione, ormai non aveva più nessuno da attendere.

Eppure la memoria lavorava, si volgeva al passato, a quando ancora non la conosceva e al massimo incrociarono qualche sguardo nelle aule a tribuna, finché probabilmente si accorsero, nel secondo anno, che frequentavano diversi insegnamenti comuni, si arrivò prima a scambiare qualche battuta, fino all’appuntamento fisso nell’atrio dove si producevano in vere e proprie conferenze, trasferite a fine anno anche all’esterno con soluzioni più dialogiche e qualche sorta di avance da parte di lei.

Entrambi trascuravano ormai le altre conoscenze, si attendevano, si cercavano, si trovavano, cominciavano a frequentare insieme eventi, il rapporto non dichiarato da due anni si faceva sempre più intimo, fino all’arrivo dei primi baci, un’esplosione di passione: la relazione ebbe inizio.

Ma non è questo il nostro interesse, lo è piuttosto la personalità di Lisa fusa alle sue stesse idee, alla sua filosofia, che pare ella sperimentasse nella pratica.

Sostanzialmente Antonio sembrava non avesse capito granché, semplicemente perché non è tipo da giudizi sommari, altrimenti gli apparirebbe tutto chiaro, ma questo lungo tempo della loro conoscenza rivelava dei fatti, apparentemente su due livelli, uno personale e un altro ideologico/sperimentale.

L’analisi del primo livello è apparentemente normale, una conoscenza progressiva, piuttosto lunga, a tratti colta, che poi subisce un’accelerazione più esplicita da parte di lei, ma teorica. Il passo decisivo è demandato al maschio, e perché? Qui subentrano le idee della ragazza, che si è presto definita di destra (“un’altra fascista!” commentò tra se Antonio, sempre stato di estrema sinistra, ma che calamitava una fascista dietro l’altra, e manco sarebbe stata l’ultima, tanto che la cosa rappresentava un fenomeno che cercava di studiare, dandosi al momento vaghe soluzioni).

Tuttavia Lisa era poi passata a militare in Rifondazione comunista con l’intervento di un’amica, ma questa altalena non si fermò lì, tornò a simpatie fasciste e di nuovo comuniste, fino a non saperne più lo stato al momento in cui la perse completamente di vista diversi anni dopo, quando da tempo entrambi avevano concluso gli studi e creato famiglie autonome.

L’ipotesi di Antonio era che lei, con tutta una serie di relazioni concomitanti, sperimentasse le più svariate reazioni dei partner, continuando peraltro in qualche modo a interagire, nel presupposto che riuscisse a manovrarli.

Dopo due anni di conoscenza e un mese di relazione, la chiudeva d’autorità: NICHTS! KEIN! Si comportava da “captiva”, simulava di essere prigioniera, ma poi veniva fuori la malvagità: dalla cattività alla cattiveria, secondo un modus pensandi assolutamente fascista.

Dietro questo stava tutto un copione letterario, ci fu perfino il romanzo galeotto: lei prendeva, gestiva, dirigeva, perfino i silenzi, gli scambi accademici e le attività, poi “razionalizzava”.

Scrisse Virgilio, illustremente citato, “Adgnosco veteris vestigia flammae”, trattavasi certamente di altra fiamma… sebbene anche lui fosse fissato con la patria italica.

86 fasciste!

33 Fasciste! (83 – XVIII.XXX- 6/11.4 a) a 1-4.7.2022