LIN (contemplo…)

Quando si vuole raccontare una storia partendo dalla “preistoria” spesso si rischia di risalire al “brodo primordiale”. Ho già trattato in un racconto precedente del tema blog e sommariamente del contesto in cui sono nati. Vorrei dare un’idea temporale del fenomeno, trascurando il periodo remoto che ci porterebbe addirittura al 200 a.C. e all’abaco.

Stabiliamo che il primo personal computer (pc) sia stato l’IBM 5150, messo in commercio nell’agosto 1981. E’ ancora preistoria per certi versi, giacché il costo era tutt’altro che popolare e la tecnologia ancora farraginosa rispetto ad oggi, tuttavia da allora si fecero passi da gigante, benché il mio primo pc del 1999 costasse almeno tre volte quelli attuali con una tecnologia n volte peggiore, connessioni a internet da Flintstones e via dicendo.

In quegli anni si cominciava a sentir parlare di blog, ero a metà dei miei studi universitari e non ci pensavo affatto. L’idea di aprirne uno si fece strada molto lentamente dopo un periodo di scetticismo, passò del tempo e finalmente nell’aprile del 2005 avviai il mio primo blog su Tiscali.

Blog viene da Web log, sta per Diario web, e infatti il mio primo si chiamò Diary of board (diario di bordo). All’inizio il mio intento fu quello di commentare, senza neanche tanto impegno, ciò che accadeva nel mondo, a qualsiasi livello, poi la conoscenza dello strumento, rendendolo appunto tale, originò la necessità di specializzarlo e da lì a mesi o a qualche anno di aprirne degli altri. Diary diventò la rilettura delle mie lezioni universitarie (in qualità di studente s’intende), nacquero poi “Poeesie”, “Raconteur”, “Measumma” e altri, tutti al servizio della mia scrittura post per post… La nascita dei social generò una qualche crisi, non tanto della volontà di servirsi dei blog, quanto per la scomparsa di importanti piattaforme come tiscaliblog e splinder, o il ridimensionamento di myblog… proviamo a tornare in tema.

Il blog è in fondo la versione più dotta o prestigiosa di una chat o ancora meglio di una pagina social. Una delle sue caratteristiche è che i lettori possono inserire dei commenti a margine dei post, così, a lungo andare, si verificano delle reciproche fidelizzazioni che possono diventare amicizie o qualcosa di molto simile e in casi estremi, come già visto, anche qualcosa di più.

A quasi venti anni di distanza tratto uno di questi casi, il primo e più duraturo. Le fasi sono state tante, vent’anni sono vent’anni, e varie cose si sono evolute/involute nelle rispettive vicende personali. Ci sono stati momenti in cui ho scritto per lei e di lei. Nella fattispecie dei versi scaturirono da una delle prime volte che vidi il suo viso: un volto, un’anima, luminosa arte… versi che fluirono da soli bastando a se stessi.

Lei è ormai un’affermata artista, su di lei, sulla sua arte, sulla sua scrittura, potrei scrivere pagine e pagine. L’arte della scrittura è particolare, si programma, si documenta, la vita va avanti e molti progetti restano in attesa, alcuni sospesi per anni. Si faceva chiamare con un particolare diminutivo, era al termine di studi superiori d’arte, ma dal suo blog traspariva anche una spiccata personalità letteraria e uno stile di scrittura impegnato e piacevole. Ho fatto cenno alla chiusura della piattaforma e mi auguro gli scritti non siano andati perduti, io ne ho salvato solo una parte.

La sua immagine, e forse è normale in un rapporto attivo ma in gran parte misterioso e idealizzato, provocò una sorta di adorazione, come se la figura rispondesse alle aspettative e molto di più. Con questo stato d’animo contemplavo quel viso totalmente biondo, dello stesso oro dei capelli, i chiaroscuri del volto, le palpebre basse quasi a celare i bellissimi occhi chiari, le labbra chiuse: una dea ellenica del mio immaginario, ad esprimere perfezione, bellezza, ammantata di lunghi capelli, sollecitanti carezze a degradare sulle gote velluto e desiderio di aperture dalla bocca fino agli occhi, in un bacio che privando dei sensi, risale sul naso ad aprire gli occhi colore del cielo. Più che una scrittura di versi, una sorta di estasi, percepita evidentemente da molti lettori.

Quei novenari irregolari (mi cimentavo con la metrica da poco tempo) ebbero diversi commenti: definiti neoclassicisti, sensuali, d’effetto, sollecitanti ricordi, perfino segreti, naturali, ma emozionanti, parole che arrivano diritte al cuore, di impressionista in azione, delicati, perfettamente intonati al volto, ritratto d’amore, bacio che scrive le parole del cuore, lirica suggestiva ed evocativa, che dolcezza! , fino a complimenti che vanno oltre il merito, non certo della modella, che peraltro ha ricevuto la sua dose di complimenti.

Se poi è vero che la critica è l’anima dell’arte, dove la critica manca, non c’è arte. La critica accende il dibattito e dà valore all’opera. Alcuni hanno ritenuto il brano un po’ asciutto.

Un po’ fuori dallo spirito di questi “ritorni”, il discorso è scivolato sull’estetica del brano: due quartine, caudate con una terzina, in novenari non rimati, un componimento “minimalista”… Un po’ d’attenzione, in positivo e in negativo, c’è stata invece sul risalire della lingua dalla bocca al naso ad aprire gli occhi. Al di là dei pareri controversi, ogni parola deve poter entrare in un verso… perfino il naso.

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55 Lin (92 – XXII.XXXVIII – 22/23.3 a) a 29.04.2024

ABOUT PROMENADE…

L’io, l’intimità, l’amore, cosa c’è di più personale e più intimo dell’amore? Niente probabilmente, anche perché racchiude un’infinita scala e varietà di sentimenti: l’amore davvero, se mi si consente la licenza, si può graduare come un vino, dal più forte al più leggero, da quello dolce a quello secco e si potrebbe continuare con le distinzioni. Sicuramente ogni amore è diverso, ma la gradazione può accomunarli nella diversità. Quelli dolci sono piacevolissimi, non danno grandi fastidi, quelli forti possono far male, sono struggenti, uniscono la gioia, il piacere, alla passione e talvolta alla sofferenza, al dolore, eppure sono quelli più voluti, mai dimenticati.

Questi ultimi amori, essendo di meno, sono più facili da ricordare. Immagino che ciascunǝ abbia un personale metodo per individuarli. Per quanto mi riguarda è tutto molto naturale, vi sono alcune gradazioni di passione, sentimento, riconoscibili nell’immediato o anche con il tempo e quelle più alte oltre ad essere riconoscibili per le caratteristiche e le comuni emozioni, rimangono indimenticabili e permanenti, i sentimenti persistono al di là dell’effettiva continuità del rapporto, perché il problema è che spesso nell’amore non vi è convergenza assoluta e duratura.

Mentre espongo un po’ sommariamente, ho in mente l’ultimo amore intenso, intensissimo; non devo ora raccontarlo, necessiterebbe, tenuto conto di vari aspetti, di un contenuto piuttosto voluminoso e complesso, intendo trattare qui di un sogno, immagino sia stato il primo che ha riguardato Lei, e se non è stato il primo, è comunque quello che appena sveglio ho subito annotato appena sveglio su carta di fortuna. Era allora talmente intenso il sentimento, la prima fase dell’innamoramento, durata peraltro molto a lungo, per cui sentivo il bisogno irrefrenabile di gridare al mondo che amavo lei, che il mio cuore era impegnato e voleva essere una sorta di impegno anche nei suoi confronti e lo feci dove tutto ebbe inizio.

Si è trattato di un amore abbastanza letterario, parlo ovviamente dal mio punto di vista, pertanto ogni momento, fin dal principio, è stato funzionale allo scopo, al sogno e quant’altro.

Anche i sogni sono di un’infinita tipologia, con differenti gradazioni di interesse. Non è mia abitudine trascrivere o ricordare i sogni, quando accade è perché mi hanno profondamente colpito, sono particolari e interessanti, danno magari lo spunto per scrivere, perché spesso si presentano in forma di racconto, seppur surreale talvolta, come una specie di dettato, di messaggio. Il senso di annotare il sogno è che capita di dimenticarlo dopo alcune ore, ma anche appena svegli non si ricorda per intero, solo sprazzi della parte finale…

Nell’autunno precedente avevo presentato a Roma la mia prima monografia, un saggio storico; lei non c’era, ma lo avrei tanto voluto. Peraltro potrei dire che quel libro, non solo, ma è anche stato “galeotto”: era in cantiere quando ci siamo conosciuti e lei ha seguito intensamente ogni momento della preparazione, tutto il percorso dell’editing fino alla pubblicazione e oltre… Lo stesso percorso c’è stato per me durante la formazione e la pubblicazione del suo.

Ormai è primavera, il tempo va a ritroso, sono di nuovo a Roma per la stessa presentazione, ma con lei. L’evento è previsto per il pomeriggio. Utilizziamo la mattina per una passeggiata. Ci troviamo all’imbocco di via Giulia, dal lato vicino al Vaticano. Via Giulia ha un grande significato per me, quando capito a Roma, se ne ho il tempo, la raggiungo e visito i luoghi memorabili, in particolare il liceo Virgilio.

Via Giulia è una via lunghissima, una passeggiata importante, la percorriamo tutta, ebbri di passione, fin dove congiunge con il Lungotevere a ponte Sisto. Ora, se si indaga sui titolari dei toponimi spesso si hanno brutte sorprese; quando è possibile li cito come indicazione decontestualizzata, tuttavia non riesco a citare quelli ancora intitolati ai Savoia, nemici della Repubblica e di tanto altro, lo so, tergiverso, ma è importante.

A proposito della passeggiata, essa è guidata da una marea di suggestioni: Minerva spira e conducemi Appollo (Canto II, Paradiso, Divina Commedia, verso 8). Sapienza e poesia scosse, sorprese, dalle nostre notti e dalla paura della libertà del nostro amore. Percorriamo via Giulia avvinghiati, ogni pochi passi un bacio sulla bocca, poi giunti in fondo, nello spiazzo che si apre verso il ponte, ci spogliamo del nostro casual e ci stendiamo sui sampietrini, mentre le acque del Tevere scorrono tranquille e sembrano approvare la nostra passione, così come il traffico che pare ammiccante e non ci dà fastidio… La presentazione sarà stupenda!

68 promenade

About promenade… (106 – XXV.XLI – 28.3 a) a 26.02.2022

PICCOLE AVVENTURE, FOLLI EMOZIONI

Apprezzare le piccole avventure,
per quanto minuscole, invisibili,
d’enorme senso e acute congetture,
adrenaliniche e irresistibili.
Serie di fortunate coincidenze
nel raggiungere Vigo a passo lento,
un po’ incredulo delle circostanze,
malgrado l’attraente scottamento.
Rosea continuità territoriale:
staffetta vaporetto–bus pel Lido
sorprendentemente fenomenale,
sono in quello che del cinema è il nido.
Gironzolo con aria da cronista,
click! shtrak! pstrik! klops! incontrollati scatti.
Ehp! Mi passa innanzi la giornalista,
cercavo lei, s’incrociano i tragitti.
“Anna… Annamaria!” Si volta e sorride,
“…Tu chi sei?” “Ti seguo…”, farfuglio. “Ma dai!”
In preda al turbamento quale vide,
meravigliato di me stesso abbozzai:
“Posso farti una foto?” ed acconsente
poi viene incontro a stringermi la mano,
pure adolescenziali reminiscenze,
bacio e ilarità del pruder profano.
Va… e io esaltato, pregno d’emozione,
il contenuto evento si è compiuto,
racconto a te, gentile, con passione,
ti valga questo modesto tributo.

fem

Metrica: quartine di endecasillabi con rime e assonanze alternate
(XXIX.XLV – 4.09 Chg)

CONTEMPLO…

Contemplo chiaroscuri volto
d’equa effigie di dea greca
dalle palpebre poco alte,
simmetriche labbra chiuse

Carezzo i tuoi capelli
colore del fulgido oro;
sfioro le tue gote velluto,
schiudo la tua bocca con mia

in bacio che priva dei sensi;
la lingua risale sul naso
ad aprire i tuoi occhi cielo.

chiaroscuri, effigie, dea, palpebre, labbra, capelli oro, gote velluto, bacio, lingua, occhi cielo

Un volto, un’anima, luminosa arte… i versi fluiscono da soli e bastano a se stessi.
(XXII.XXXVIII – 22/23.3 A)

ABOUT PROMENADE…

Scusa se ti chiamo amore
e son lievi queste parole…
Minerva spira d’improvviso
ora ch’è ita mi rendo conto.
Queste notti abbracciato a te
l’hanno scossa… Sorpresa, paura…
della libertà del nostro a.
Flash all’inizio di via Giulia
che percorriamo avvinghiati,
ogni dieci passi un bacio.
In fondo, al centro della piazza,
violeremo i sampietrini
sfilandoci il nostro casual,
con l’approvazione delle acque
fluenti oltre il muretto…
e il traffico lento ammiccante.
Stupenda la presentazione…

68 promenade

Interrompo la pubblicazione dei versi in limba e anche la proposizione cronologica dei miei brani, per pubblicarne uno relativamente recente, esattamente di un anno fa.
Diverse volte in passato mi è stato chiesto di pubblicare brani attuali, fino ad ora ho seguito la mia linea, se adesso faccio un’eccezione è perchè ci sono dei motivi molto importanti.
Il brano, scritto il 28 marzo dello scorso anno, è dedicato alla donna che amo, è passato un anno e la amo sempre di più. E’ un momento difficile ed è necessario che lo dica al mondo che il mio cuore è impegnato con Lei, e inizio qui.
Il brano, in novenari in parte irregolari, ha un titolo che porta il suo nome, dunque qui ne compare uno provvisorio.

Si tratta della trasposizione del sogno fatto quella mattina, nel dormiveglia stesso si formarono i primi versi, come se fossero dettati… Un fenomeno già accadutomi alcune volte.
A Roma per la presentazione del mio libro, utilizziamo la mattina per visitare la città, le nebbie del ricordo si alzano all’inizio di via Giulia che percorriamo tutta, ebbri di passione, finchè alla fine, dove la via si congiunge con il Lungotevere ci stendiamo sul selciato…
(XXV.XLI – 28.3 A)