I COME FROM BUDAPEST

I come from Trieste, citoyen de la
douăzeci şi patru oră… sat… ura.

Suddenly, coup de foudre pentru Gina.
Mi ha detto “sorry!”… oh… sorridente;
pervicacemente… ehm, non dormire,
uhm… per sgranarle gli occhi addosso
su tutta la linea Trieste-Budapest.
S’isola, va e vien, dorme, la bramo,
tendo ad entrare nella sua mente,
lei razionale; la perdo a Keleti.

Magyar lány angelicata homing,
dai seni generosi tug on tight bra
e lunghe gambe da donna, lookfor me;
mi trova, senza tregua, la divoro.
Mi ha detto “Niet” (I don’t come in…)
Occhi slavi, come rumeni Gina.
Dolce, curiosa, sussurro ‘come here’.
Dove scendi Csilla? a Nagykanizsa!come, budapest, trieste, citoyen, douăzeci, coup de foudre, sorry, keleti, homing, tight brarivi tag         

    Trieste, settembre, piena estate, eppure di sera si alza un forte vento e cala il fresco; il treno per Budapest partirà alle 23,30. Mi avvio al binario 7, ci sono vari gruppi di persone, uno più folto di ragazze/i, ma il mio sguardo incrocia subito il suo; sollevo gli occhi e ancora lei… e ancora… e ancora…
Lei è Gina (leggi Ghina), rumena, di ritorno con il suo gruppo da un viaggio in Francia, è spigliata, vivace, estroversa, ma riflessiva.
In treno mi sta di fronte… e di nuovo a lumare… un capriccio…
   Pest, Keleti, pomeriggio caldo, vento fresco, umido, italians, discreto baccano; a fianco Csilla, una piccola Dea dell’est, curiosa, distaccata, complice… Scrivo i versi con la musa accanto, poeesia alla spina
      E’ il brano simbolo del plurilinguismo introdotto nei miei versi, qui non solo estetismo sonoro, ma suono reale del viaggio.
(XXII.XXXVIII – 9.9 Fonyod)

traduzione:
VENGO DA BUDAPEST
Vengo da Trieste, cittadino della/ ventiquattresima ora… ora… ora./ (rumeno… croato… sloveno: oră… sat… ura)
Immediatamente, colpo di fulmine per Gina./ (rumeno: pentru)
Mi ha detto “mi spiace”… oh… sorridente;/ pervicacemente… ehm, non dormire,/ uhm… per sgranarle gli occhi addosso/ su tutta la linea Trieste-Budapest./
S’isola, va e vien, dorme, la bramo,/ tendo ad entrare nella sua mente,/ lei razionale; la perdo a Keleti./
Ragazza ungherese angelicata al ritorno,/ (ungherese: magyar lány)
dai seni generosi tirati su dal reggiseno attillato/ e lunghe gambe da donna, mi cerca;/ mi trova, senza tregua, la divoro./
Mi ha detto “no” (non vengo in…)/ Occhi slavi, come rumeni Gina./ Dolce, curiosa, sussurro ‘vieni qui’?/ Dove scendi Csilla? a Nagykanizsa!/