UNA POSSIBILIDADI EBBIA

Aintr’ ‘e una selena nùe de fumu,
chi parrit sa nébida de Cankpe Opi,
uña tropa a cuaddu dereta a disterrai…
Cuntessit in su mar’ ‘e Longonsardu
e fintzas me is padròrius ‘e mundu nou.
In s’interis chi fuit unu si fùrriat,
no sceru chi siat sardu o indianu,
chi portit barrita o corona ‘e pruma:
“Donaisì una possibilidadi,
obeus una possibilidadi ebbia”.

Tašunca Witko fiat majgu devotu,
scidiat totu is sicretus de s’abbèliu;
Giommaria teniat carisma e sabiesa,
scidiat s’ati ‘e su cotoñi, de sa sagnìa,
de su sìlicu ‘e sa gessa ndi ‘ogai seda.
Tatanka Yotanka fiat s’apòstulu
de su baddu de su spìritu sagrau;
Frantziscu Sanna Codra fiat s’eroi
de su baddu tundu e su passu torrau.
Ambadus s’invasori at fusilau.

Totu is cuaddus de sa turri murisca
segant is acàpius e fuint atesu
cad’ ‘e  pandelas de òminis lìberus
chi benint anantis a fiotu ghiaus ‘e
Giuachinu Mùndula e Hehaka Sapa.
In s’interis chi fuit unu si fùrriat,
no sceru chi siat sardu o indianu
chi portit barrita o corona ‘e pruma.
Si fùrriat e mi giait cust’assunta:
Brabaricinus chei nadius Nemenuh
Trexentesus comenti a Siksika
Logudoresus a trass’ ‘e Shoshone
Abaresus a sa mod’ ‘e Tsitsistas
Ollastrinus comenti a Hinonoeino
Sulcitanus comenti a Cherochee
Nugoresus a sa mod’ ‘e is Paiute
Arbarensis comenti a Lakota
Tataresus cun trassas Absaroke
Campidanesus comenti a Tinnèh
Gadduresus sìmbilis a is Dinèh.
Prim’ ‘e torrai a intzidiai su cuaddu
d’apu biu beñi, fiat su sàmbini miu.

una possibilidadi ebbia.jpg

Versi ispirati da Ghost dance di Robbie Robertson (di madre Mohawk, vissuto da ragazzo nelle riserve canadesi), album “Music for the Native Americans”, colonna sonora da tempo di Poeesie, brano assolutamente trascinante musicalmente e che unitamente al suo messaggio diventa esaltante, per chi, quando nei vecchi western suonava la carica dell’esercito amerikano, non si univa all’urlo di tifo degli altri bambini, ma parteggiava per gli indiani.

C’è chi ha innato il senso dello stare sempre dalla parte dei più deboli, quando schierarsi dall’altra parte è ingiusto. Poi si cresce, si conosce, si legge, si approfondisce e si è orgogliosi anche del proprio sentire dell’infanzia.

Il genocidio e le palesi illegalità perpetrate dagli USA e dal Canada nei confronti degli Indiani d’America non sono inferiori ai crimini commessi dai nazisti, con la differenza che questi sono stati riconosciuti universalmente e condannati, mentre quelli vengono generalmente ignorati come se non fossero accaduti e grazie a ciò si sono protratti fino ad oggi.

Le similitudini tra le nazioni native americane e il popolo sardo non sono una novità; tante nella sostanza le vicende che ci avvicinano e fanno più scalpore di tante situazioni attualmente ancora peggiori, perchè ne sono responsabili stati che si dicono e vengono considerati democratici. Non lo sono! Sembra che oggi l’unica differenza tra stati evidentemente totalitari e cosiddetti democratici, sia che questi ultimi hanno la possibilità di nascondere al mondo le proprie nefandezze esercitando il potere sull’informazione di massa.

Pochi conoscono la storia passata e recente degli Indiani d’America, e la controinformazione non ha la forza di giungere a tutti. Eppure sempre di più ci si accorge che gli USA sono stati e sono una grande mela marcia e i primi a denunciarlo sono stati proprio, pochi, ma grandi statunitensi, come Edgar Lee Masters.

Fin da Kennedy (e grande è stata la propaganda e la mistificazione) ci si è resi conto di quanto aleatorio fosse il concetto di democrazia negli USA; il loro diritto è la guerra, le questioni le risolvono a pistolettate.

La prudenza in occasione dell’elezione di Obama si è rivelata giustificata, come dire, certamente semplificando, ma per comprenderci, che anche il migliore degli statunitensi ha un senso della legalità e della giustizia piuttosto fosco.

(XVIII.XXX- 26.4 A)

Traduzione:
SOLO UNA POSSIBILITA’
Dentro una inerte nuvola di fumo,/ che sembra la caligine di Wounded Knee[1],/ una schiera di uomini a cavallo è diretta all’esilio…/
Accade nel litorale di Longonsardo[2]/ come nelle praterie del mondo nuovo./
Mentre galoppa uno di loro si volta indietro,/ non distinguo se sia un sardo o un indiano,/ se porti il berretto frigio o il copricapo ornato di piume:/ dice “Dateci una possibilità,/ vogliamo solo una possibilità”./
Tašunca Witko[3] era un mistico,/ conosceva tutti i segreti dell’estasi;/ Giovanni Maria[4] aveva carisma e saggezza,/ conosceva l’arte del cotone, della flebotomia,/ del ricavare la seta dai filugelli del gelso./
Tatanka Yotanka[5] era l’apostolo/ del ballo sacro dello spirito[6];/ Francesco Sanna Corda[7] era l’eroe/ del ballo tundu e del passo torrau[8]./ L’invasore ha fucilato entrambi./
I cavalli della torre saracena/ spezzano i lacci e scappano via/ verso stendardi di uomini liberi/ che avanzano in massa guidati da/ Gioacchino Mundula[9] e Hehaka Sapa[10]./
Mentre galoppa uno di loro si volta indietro,/ non distinguo se sia un sardo o un indiano,/ se porti il berretto frigio o il copricapo ornato di piume./
Si volta e mi dà questo messaggio:/ Barbaricini come i nativi Nemenuh,/ Trexentesi come i Siksika,/ Logudoresi come i Shoshone,/ Aleresi alla maniera dei Tsitsistas,/ Ogliastrini come gli Hinonoeino,/ Sulcitani come i Cherochee,/ Nuoresi alla maniera dei Paiute,/ Arborensi come i Lakota,/ Sassaresi con i modi degli Absaroke,/ Campidanesi con i modi dei Tinnèh,/ Galluresi simili ai Dinèh.[11]/
Prima di spronare nuovamente il cavallo/ l’ho visto bene, era del mio sangue./

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      Note:
[1] Cankpe Opi Wakpala (dal Lakota, punto del torrente del ferito), tradotto in inglese Wounded Knee Creek (torrente del ginocchio ferito, forse accomunando Cankpe – ferito – con Cakpe – ginocchio).
E’ il luogo ove il 29 dicembre 1890, l’esercito USA massacrò il popolo Lakota della riserva di Pine Ridge nel Sud Dakota.
[2] E’ l’attuale Santa Teresa di Gallura, la cui torre saracena occuparono nel giugno del 1802, Francesco Sanna Corda e Francesco Cillocco, in un estremo tentativo di liberare la Sardegna dai Savoiardi.
[3] Tašunka Witko in lingua Lakota “il suo cavallo è pazzo”. Per gli amerikani (ed è un’operazione che hanno fatto regolarmente, deformando i nomi di luogo, delle nazioni e delle persone) Crazy Horse tout court. Grande capo della tribù Ogallala (Lakota) 1840 ca – 5.9.1877.
[4] Giovanni Maria Angioy (Bono 21.10.1751 – Parigi 22.2.1808), il più grande dei rivoluzionari sardi del settecento. Giurista, si interessò anche di attività imprenditoriali, come la coltivazione del cotone e del baco da seta.
[5] Tatanka Yotanka (1834-1890), leggendario grande capo Lakota, della tribù Hunkpapa. Il suo nome significa “Bisonte seduto”, tradotto dagli amerikani Sitting bull.
La nazione Lakota, chiamata dagli occupanti Sioux (nemico), è formata da sette tribù: Hunkpapa, Sihasapa, Sicangu, Oohenonpa, Minneconjou, Oglala, Itazipco ed è imparentata, anche linguisticamente con i Dakota e i Nakota (termini che registrano le piccole variazioni dialettali, ma significano “amico”, “alleato”).
[6] Howi wacipi (Ghost Dance) è la danza in cerchio (ballo tondo) creata da Wovoka (Paiute) (1856 ca – 20.9.1932). Essa insieme a una filosofia di pace, che ben presto assunse un significato religioso rivoluzionario, rappresentò un elemento di unione per i popoli indiani d’America. Fu anche il pretesto per la strage di Wounded Knee e fu vietata dagli USA.
Ancora oggi è uno dei simboli rivoluzionari del nuovo movimento di liberazione degli indiani d’America.
[7] Sacerdote rivoluzionario sardo (vedi anche nota 2), teologo, era vicario di Torralba. Cadde nel tentativo di portare in Sardegna le idee della rivoluzione francese, nella fallita rivolta del 1802.
[8]  Baddu tundu (significativa la coincidenza con la Ghost dance) e Passu torrau (prende il nome dal ritorno sul passo precedente), sono balli sardi tradizionali.
[9] Avvocato (Sassari 1746 – Parigi 1799), seguace dell’Angioy, tentò fino all’ultimo di convincere i francesi a liberare la Sardegna.
[10] Hehaka Sapa (Alce nero) (1863-1950), sciamano Oglala (Lakota), venerato come un santo dalla sua tribù, si convertì al Cristianesimo, conservando le tradizioni indiane. Fu presente sia a Pejisla Wakpa, fiume dell’erba grassa (per gli americani Little big horn), che a Cankpe Opi.
[11] Popolazioni sarde accostate ad alcune nazioni indiane con i nomi in lingua madre. La maggior parte dei nomi significa “Il popolo”.
Nemenuh (il popolo) di lingua uto-azteca, sono i Comanche (coloro che vogliono sempre combattermi); Siksika (piede nero), lingua algonquian, per gli amerikani Black feet; Shoshone (popolo della valle), lingua shoshonean, conosciuti con il loro nome originario; Tsitsistas (il popolo uguale), lingua algonquian, noti come Cheyenne (in lakota, popolo che parla un’altra lingua), Hinonoeino (il nostro popolo), lingua algonquian, noti come Arhapaho (forse dal pawnee, commercianti); Cherokee (popolo che coltiva il tabacco), ma nella loro lingua irochese, sono Aniyunwiya (il popolo principale); Paiute, veri Ute, grande popolo di lingua shoshonean; Lakota, lingua siouan, (Sioux) vedi nota 5; Absaroke (piccoli dell’uccello dal grande becco), lingua siouan, per gli amerikani, Crow; Tinnèh, lingua athapasca, il popolo, ma passati alla storia con il nome Apache (nemico), Dinèh (il popolo), lingua athapasca, noti come Navajo (grandi campi coltivati).