GIOIE E PARANOIE (versi per chi non ne voleva – 2)

Questa storia mi fu riferita in uno dei momenti più delicati di essa, pertanto, insieme alle gioie comprende le paranoie che insieme fronteggiano caratteri complessi, ondivaghi, differenti.
La nuova cornice è Umbria Jazz, ricordo gioioso e felice, non senza contrasti, amplificati per la ragione anzidetta.
La scenografia umbra è stupenda e attenua abbastanza l’ossessione sopraggiunta nella relazione con Li.
Ant viaggiava totalmente in autostop da Roma a Milano, come da Roma a Londra. Quella volta la meta era Orvieto, dove ebbe inizio il tour jazzistico, là dovevano incontrarsi. Salito in città dallo Scalo trovò subito ad accoglierlo il Duomo, fu come un magico abbaglio, come Alice all’ingresso del paese delle meraviglie; la città era semplicemente fantastica, si era oltre metà luglio, ma le giornate ancora lunghe, c’era il sole fino alle 21.
Nella piazza del concerto vagava tra la folla mentre dal palco arrivavano accordi di prova, il caldo era notevole. Dalla tenda dell’organizzazione venivano diramati diversi annunci. Intorno alle 20 il messaggio era per lui, ne recepì solo una parte e comprese una cosa per l’altra, tuttavia si avvicinò al punto stabilito e dopo un po’ apparve lei con altre due amiche, si unirono formando un gruppo di sei. A e L si fecero grandi feste, presero posto al centro della piazza di fronte al palco, l’atmosfera era da favola, suonarono tra gli altri Cedar Walton quartet, Art Blakey’s jazz messengers, ma il gruppo si esaltò soprattutto quando entrarono in scena Horace Silver quintet, un loro brano sarebbe stato la colonna sonora dell’intero festival.
I nostri protagonisti amoreggiavano, tutto era quasi inatteso ed emozionante, parlare di felicità non era lontano dalla realtà. A fine concerto si recarono per il pernottamento nel sito indicato dagli organizzatori, qualcosa come il porticato di un convento e di una chiesa medievali.
La mattina dopo fecero coppia anche in autostop, la tappa era Gubbio e vi giunsero nel primo pomeriggio; tutto andava a gonfie vele, ma a un certo punto lei partì per la tangente, si discusse a tratti drammaticamente stante la relazione idilliaca tenuta fino a lì. Cosa innescò questa sorta di “schizofrenia”? Pretesti inesistenti? Qualche pretesa di lui non condivisa? Ant di domande se ne fece mille, eppure una routine di rapporti problematici se la era fatta, ma questa era troppo estrema e inoltre lui era abituato a privilegiare favole prive di turbamenti.
Anche Gubbio è bellissima, c’era già stato l’autunno precedente. Il palco era fuori città, in un campo sportivo, l’atmosfera più dispersiva, forse condizionata dalle sfuriate di Li, sebbene poi tutto si ricomponesse. Suonarono Enrico Pieranunzi trio, Sarah Vaughan trio e i favoriti Horace Silver quintet. A dormire si salì nel centro storico, ancora in un porticato di accesso a un palazzo antico dove stesero i sacchi a pelo.
Per il concerto di Città di Castello l’organizzazione mise a disposizione un autobus, tra i nostri eroi era già tornato il sereno, sembrava di capire che se lei stava bene tutto filasse liscio, durante il viaggio amoreggiavano e si dicevano parole d’amore. Quello che allora veniva percepito come un dramma e provocava sofferenza e disagio, visto a distanza di tempo appare semplicemente come un cambiamento repentino d’umore, si conviveva tra tenerezze e sfuriate. Tuttavia in questa città tutto fu tranquillo, suonarono il quartetto di Gianni Basso, il gruppo di Art Blakey e udite udite Dizzy Gillespie quartet. La gente era ospitale, passarono la notte in un palazzo, nel pianerottolo del primo piano.
Anche per la quarta giornata di Castiglione del Lago ci fu a disposizione il bus, arrivò la sorella di lei e si straniò di colpo (?). Il palco fu montato sulle rive del Lago Trasimeno, ma la location del gruppo cambiò: si piazzò una tenda su un promontorio a lato del palco, si accese un falò e si cucinò; apparvero altre persone conosciute, a fianco c’era nientemeno che il “Collettivo uomini sporki”, memorabile!
Lo spiazzo del palco sotto la piccola tendopoli appariva disordinato, sentirono lì un po’ di concerto, poi tornarono in postazione tenda, ormai una confort zone. Fu la volta di Massimo Urbani e Roberto della Grotta group, Don Pullen, Dizzy Gillespie. La canadese poteva ospitare solo tre persone, così Ant e Li passarono la notte in una casa in costruzione.
La mattina dopo, considerata fuori mano la tappa di Terni, si restò a Castiglione. La presenza del lago trattenne anche altri gruppi, specie delle nudiste che corsero in fila in acqua; anche i nostri fecero il bagno… e pure il bucato. Tra loro, dopo alcune frizioni pomeridiane, si dialogò in modo più distensivo e si amoreggiò nuovamente, si fecero delle foto, si parlò di politica.
Il giorno successivo raggiunsero Perugia in autostop, era l’ultima giornata del jazz itinerante. Li si turbò nuovamente, ma era tutto il gruppo un po’ in paranoia (aveva preferito le piccole città meno affollate), ci fu poca attenzione anche durante il concerto, dove i gruppi clou furono Stan Getz quartet e Sam Rivers trio e tornarono a dormire all’ingresso di un palazzo abitato.
L’epopea umbra era al termine, il gruppo si sciolse dopo le foto di rito interpretate in centro città. Ant raggiunse la periferia di Perugia e iniziò l’autostop per Milano, in direzione Firenze, non si fermò nessuno per un pezzo. Lei doveva partire in treno, ma dopo un po’ lui sentì un fischio, era lei che arrivava piangente, si abbracciarono. I retroscena si sapranno dopo molti anni: allora disse di aver perso il treno, ma in realtà voleva stare con lui. Nell’economia di quanto sappiamo è difficile raccapezzarsi, perché questo fu un gesto forte e significativo, piangeva perché temeva di non trovarlo, si era presa un rischio.
A distanza di anni il ricordo di lei si è fatto più positivo, ma in quelle confidenze vicine ai fatti avvenne il contrario, si parlò di falsità, perfino di odio e peggio, delle incomprensioni, di sofferenza e incomunicabilità, di streghe, condizionamenti, capricci, linciaggio morale… Ben oltre la realtà di un amore a due velocità e qualche malinteso, ma contò, nel momento della condivisione, lo sconforto atroce che riguardava fasi successive alla favola umbra.

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40 Gioie e paranoie (versi per chi non ne voleva-2) (53 – VIIIb – 13.9 mi) a 29.1.2023