ERMETICA

Non dico che dal sogno passiamo alla realtà, ma almeno al tentativo di descriverla soggettivamente, senza purtroppo aver mai sentito l’altra campana (rif. post “Fulgori”). Siamo nelle condizioni che per ricostruire il Suo punto di vista occorre basarsi sul nostro riferente per mimica, rarissimi fatti vissuti a distanza di almeno un metro (tipo covid ante-litteram) e il rarissimo caso di percezione di una battuta: “Anche qui, adesso!…”, la cui interpretazione avrebbe bisogno di una consulenza archeo-filologica.

Il racconto nel dettaglio di tutto ciò, oltre che sconfinare nel ridicolo, potrebbe apparire come il resoconto di una seduta dallo psicologo, a me peraltro esperienza ignota.

Si tratta, ovviamente, di un grande amore adolescenziale, rimasto platonico e mai apertamente dichiarato, anche se spingersi fino a tale affermazione è come dire che il sole gira intorno alla terra. In realtà di dichiarazioni ce ne furono “mille” e nelle più svariate forme, anche se mai nel modo più normale, la parola diretta. Non ci ha mai parlato, a parte qualche monosillabo pronunciato a fatica (tipo la volta di “Motocicletta, 10 hp…”. Cito per la Storia). Qualcosa di più avvenne attraverso gli sguardi.

In sostanza fu un supplizio durato pure diverso tempo. Appena sapeva che lei c’era o la incontrava, l’istantaneo piacere che gli dava quel volto o il suo ricordo, andava di pari passo con una grande sofferenza per la convinzione che fosse un amore impossibile alimentato da illusioni, disillusioni, pianti, gelosie, capi chini, rossori, fino all’irrazionale rancore.

La voglia di vederla era quasi pari alla paura che ciò accadesse, per un senso di inadeguatezza che lo tormentava.

Sei anni – un arco di tempo che contiene tutta l’adolescenza e un po’ oltre – ci sono voluti perché questa “cosa” si affievolisse e così è stato, anche per il subentro di altri amori e dolori meno effimeri…

Nella fase “calante” ne scrisse come una sorta di rivalsa (Ermetica è il riferimento al suo scrivere, non a lei), probabilmente per reazione a un suo atteggiamento “snob” verificatosi pochi giorni prima. Come dire ormai ti ho messo in non cale… e non è che fosse proprio vero.

Gli amori platonici sono talvolta sottovalutati, derisi, eppure hanno una loro potenza. Il ricordo della prima volta che vide Am e in generale l’intera storia, oltre a essere piacevole è comunque stata un’interessante esperienza sotto molti punti di vista, anche formativo, utile per conoscere alcuni aspetti psicologici di entrambi.

Il maggiore ricordo ancora oggi riguarda il suo volto, gradevolissimo, bello e soprattutto i suoi grandi occhi espressivi, che gli davano una luce particolare dalla quale fu immediatamente allucinato, un’immagine che gli rimase impressa nella mente, mai rimossa. Non sapeva nulla di lei, non saprei ora riordinare cronologicamente i loro incontri occasionali, alcuni dei quali sono rimasti indelebili più di altri; forse il primo si verificò davanti a casa di lui, dove lei passava con sorelle, cugine o amiche, proveniente da casa dei nonni, verso ignote destinazioni.

Ricorda prevalentemente quel viso con un mezzo sorriso perso nell’aere, senza una meta precisa; mentre il suo l’aveva eccome ed erano i suoi occhi.

La battaglia degli sguardi distolti c’è stata di certo e, a seconda delle circostanze, entrambi li ebbero di certo calati; lei, consapevole o meno, aveva il potere di farglieli abbassare con il suo piglio abbagliante, ma nella fase iniziale non ricorda particolari occhiate ostili, forse piuttosto lo ignorava; lei era disinvolta, mentre lui appena appariva si intimidiva, subiva fortemente il suo fascino naturale, perfino i suoi potenziali difetti gli parevano pregi aggiuntivi, ulteriori valori. E’ certo che da quel momento colonizzò interamente i suoi sentimenti e la sua mente, non simulava nemmeno, anzi ne parlava con persone che potenzialmente potevano riferirle.

Ma evidentemente il suo sentimento non era condiviso o la sua timidezza non era all’altezza della situazione, probabilmente della decisione che esigeva… così da una sorta di piacere, di innamoramento positivo, con il tempo subentrò un senso di frustrazione, di caos, di rassegnazione, e iniziò a simulare disinteresse, verosimilmente non molto bene, tutto traspariva e peraltro le confidenze verso sperate Galehaut continuavano…

Stiamo parlando di un lungo periodo, crescevano entrambi, ed entrambi frequentavamo le scuole superiori a Cagliari. Verosimilmente cominciava a maturare fastidio per il suo interesse, così arrivò il primo sguardo stizzito, forse contro uno suo insistente… Desolazione assoluta, ma l’inerzia, fece presto posto al dibattito interiore sul significato di quel nuovo comportamento, e la riflessione diede luogo al proseguimento del gioco, altalenante. E’ capitato a volte che i loro occhi si siano incontrati, ma lei ha avuto la capacità superiore di scuotersi, apparire impassibile e andare oltre.

Crede che sia stato assolutamente il suo primo amore, benché unilaterale, e penso che un amore, un innamoramento evidente per i sentimenti e le pene provati, non possa avere mai fine per quanto possa essere messo in sonno.

Gli ultimi suoi atteggiamenti li ricorda spavaldi, come di chi sa benissimo cosa prova chi ha di fronte, eppure questa storia, che potrebbe apparire assolutamente effimera, è durata talmente tanto che si è incrociata con altri amori concreti e intensi, pertanto il suo atteggiamento lo infastidiva, dentro se diceva come una forma di ripicca “Che ne sai?”… Eppure, come si dice qui, “Funti ancora fac’ ‘e pari”, detto letteralmente intraducibile, che vorrebbe dire più o meno: sono ancora a quel punto…

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38 Ermetica (28 – IV – 16.09 a) a 27.11.2022