UNA NASCITA

Cosa potrà pensare un adolescente della propria nascita, un momento di cui saremo sempre inconsapevoli, ma nello stesso tempo il momento fondamentale della nostra vita?

Potrà ricostruire qualche immagine in base al racconto fortuito dei genitori o di qualcun altro che ha assistito all’evento, poi gratificare del racconto l’amore del momento.

Lo ho sempre considerato un momento intimo, su cui avrei voluto forse speculare, ma non ho mai osato chiedere più di tanto, se non chi era presente in casa, le nonne, qualche vicina…

Un tempo, almeno nelle località in cui non c’era un ospedale, si nasceva in casa, nella propria casa, con l’assistenza di un’ostetrica, era certamente un evento più tradizionale, che coinvolgeva l’intera famiglia, con tutte le conseguenze che poteva comportare, dal punto di vista di rilevare o meno dei problemi anche lievi, ma risolvibili, che so, una displasia, un ittero… Non intendo certo fare l’apologia della nascita a domicilio, almeno se non si ha la possibilità di essere assistiti a dovere. Eppure c’è stato per qualche tempo il rimpianto per la nascita in casa, se non per il parto in se, per il fatto di dover nascere fuori dal proprio comune di origine, motivo d’orgoglio che in passato ha causato anche delle prese di posizione…

Qui in Sardegna lo scrittore Gavino Ledda contestò per lungo tempo la norma dello Stato civile che impediva di dichiarare nato nel comune di residenza dei genitori, il bambino che nasceva di fatto in un ospedale. La norma è stata leggermente modificata, ma solo in senso burocratico, di fatto non cambia la sostanza (l’atto si registra nel comune di residenza, ma si indica il comune del parto).

Potrebbe aprirsi qui il lungo discorso del concepimento, che nel medioevo a Firenze contava l’età di una persona da quel momento (a conceptione) piuttosto che dalla nascita, ai fini del luogo da indicare nell’atto… Certo si aprirebbero scenari anche comici. Eppure, c’è qualcosa di un po’ assurdo nel sapere che, ad esempio, nella nostra provincia, i bambini sono tutti nati in soli tre comuni, è un obbrobrio dal punto di vista culturale.

Senza tornare agli usi fiorentini, certamente si potrebbe considerare la residenza dei genitori, tenuto conto che al nono mese sei comunque compiuta/o anche dentro il grembo materno. Un’altra soluzione potrebbe essere quella di accompagnare il luogo di nascita a quello di origine.

Oggi i bambini nascono quasi tutti negli ospedali, ma questa scelta è stata graduale, forse per oltre un decennio presumibilmente cessato negli anni Ottanta, qualche madre ha scelto il parto a domicilio, così molto raro oggi.

Ci si fa prendere la mano con questi discorsi, ma esiste anche l’etica e la cultura, oggi si parla solo di soldi…

E’ bene che una persona trovi momenti per riflettere anche sull’esistenza – si spera sempre in senso positivo e sereno -, che si preoccupi di questo suo “mistero”: che se sei stato concepito a gennaio, hai probabilità di nascere a ottobre, magari alle tre di notte e di sabato. Riflettere magari sulla situazione intorno a se mentre si veniva al mondo, che poi è una delle cose più “facilmente” ricostruibili.

7 una nascita

1 – Una nascita (7 – II – 23.10 s) – a 31.10.2019