TORINO

La city abbagliante multietnica
as an unreal surprise derivante da
fifteen years d’isolamento in oasi;
c’est de totu, everything, il ya tout!
Very kindly africans and latinos,
genti d’oriente, ispanici, arabians 
e grazie esotiche arcobaleno,
dalle movenze conturbanti, around.
Riecheggia una babele di lingue
going for a walk in the centuriazioni,
fermarsi tra cardo e decumano,
tra romanico, gotico e barocco.
Turin poco banale, intrisa d’arte
e d’acqua che scorre tra la Dora e
il Po, lo scorgo sotto i portici
mentre cammino e mi sento meno
Giacomo e più Giordano Bruno, penso
ai mendicanti della nuova era,
mentre cala un giallo d’altri tempi;
soon! che la città chiude alle venti.

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Scritta due giorni dopo il brano precedente, durante il mio soggiorno a Torino per ricerche realizzate presso l’Archivio di Stato.
L’aspetto multietnico, pertanto multiculturale, è il fatto che mi ha colpito di più di questa città.
E’ stata l’ultima delle grandi città italiane che ho visitato; non mi ispirava tanto, dunque il mio apprezzamento è ancora più importante, malgrado i Savoia e gli Agnelli.
Così la celebrai e la celebro, a modo mio, con questi endecasillabi sciolti.
(XX.XXXIII – 4.10 Torino)