IN LAUREA DI E.

Il fato ha scelto proprio tale giorno
che di nonna Emilia il ricordo adorno,
forse in onore al suo assiduo interesse
volontà d’azione pure a noi impresse.

Leoni nati tra quattro dì attorno,
lei ti assista concedendo ristorno;
viandante per svago, di tutto lesse,
con Livettina la qualità ardesse.

Imperversa l’estate, luglio è un forno,
cede il Maestrale, a Cagliari ritorno
e quale sapore il frangente intesse!
da tempo son schiarite le premesse.

Questo mare ch’è limpido contorno
ha vissuto anni del nostro soggiorno,
scorrono in mente avventure successe,
complesso insieme acché st’alba sorgesse.

Città della vita universitaria
per gli studiosi scandente la storia,
di loro dimore depositaria;

nel borgo Stampace destinataria
l’aula d’ateneo disposta auditoria
e sette sagge in struttura plenaria.

Tra economiste, colleghe, oratoria,
promozione a dottore statutaria:
nella proclamazione ottieni la gloria.

Gran momento da serbare a memoria,
un traguardo d’importanza primaria
è raggiunto e si può fare baldoria.

183 in laurea di e

Metrica: sonetto raddoppiato
Schema: AABB AABB AABB AABB CDC CDC DCD DCD
(XXXV.LI – 18.07 Pis/Arb)

SORGENTE CHE ZAMPILLA

Bere dell’acqua è invero grande impresa
e pure l’adesione a questo evento
nel quale ho percepito un mutamento,
forte emozione tosto si palesa.

Altra volta la fiamma s’era accesa
a San Francesco, basso basamento,
attualmente al cammino nonviolento:
avere l’acqua è conquista che pesa.

E’ stata una bellissima giornata
in un lungo percorso redimente,
più chilometri di marcia pacata.

Il sole ci ha accompagnato splendente,
anche una pioggia leggera è calata
e a santa Maria visio repente:

c’è la bandiera sarda;
disperavo non fosse apparsa ancora,
bene sia unita alla parte che onora.

182 sorgente che zampilla

Metrica: sonetto caudato
Schema: ABBA ABBA CDC DCD xEE
(XXXIV.L – 7.10 Assisi)

“…Chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna.”
Giovanni 4,14

Marcia per la pace Perugia-Assisi 2018

L’INFINITO 2.0

Per certi versi non è il mio poeta,
per certi versi, non per certe rime,
per il residuo ottimismo ch’allieta
qual doncella che vien dal salto esprime.

Del sabato, nella villa quieta,
ho reso conto a Rosalba le stime;
di tempesta cui segue l’aria cheta
ho richiamato a Marlene il sublime.

Eppure mi ha sospinto qui qualcosa,
magari un istinto da trovatore,
poiché, sul colle dell’Infinito, osa.

Dell’Infinito, al vate, è ispiratore
il lido occulto ove lo sguardo posa:
di bicchiere mezzo pieno cantore.

180 l'infinito 2.0

Metrica: sonetto
Schema: ABAB ABAB CDC DCD
(XXXIV.L – 24.05 Recanati)

EVERSIONE CON COMPAGNA PIETRA

Star seduti a contemplare su una panca
in piazza Sordello, d’antica maestosia,
spalle al disadorno duomo di Mantova
tra terre che il cataclisma spesso umilia,
ne’ a bassa padana, ai bordi dell’Emilia,
ha senso per chi il comunismo mentova,
verso i diseredati fa filantropia,
l’anticonformismo e la rivolta affianca?

Come possono porsi masse litiche,
dalla resistenza degli ultimi spinte,
a confrontarsi con mestiere millenne
in riflessione più morbida e coerente?
L’arrampicarsi alla vita persistente,
esigenza filosofica perenne,
questo molto, questo poco, a mezzetinte
contro l’oblio, deduzioni analitiche.

Un socialista, palesandosi tale,
deve ritrovare piena essenza umana,
preparare al meglio la propria coscienza
e sapere, prima di tutto, che fare,
i rimedi, l’impegno, cosa curare,
operare sempre con intelligenza,
tesaurizzare invisa arguzia profana,
in questa notte, luna nera, ancestrale.

Camminare per le strade virgiliane
è nutrirsi di sapienza, non solo d’arte,
veder del mondo una nuova dimensione
nel pericolo giunga altro ancor peggiore,
auspicando uno sviluppo di valore
meno proteso a oscura segregazione,
bensì d’appagare l’anima sia parte
e ricolmo di idealità partigiane.

La contingenza soccorre, è senza colpa,
procede quanto un’occorrenza obiettiva
giocata sulla possibilità data,
debole, ma scientemente necessaria,
fosse d’impeto, apparirebbe arbitraria,
realizzando le occasioni va aiutata,
resa sostenibile e di prospettiva
da dove il mito matildiano rimpolpa

fino alle pietre d’Altamura o Arcisate,
d’Urbino, Spoleto, Isernia, lastricate.
Sassi, primario ripiego intifadista,
mezzo per vivere e sfamare l’artista.

164 eversione con compagna pietra

Metrica: cobla retrogradata in dodecasillabi
Schema: abcddcba eeff
(XXX.XLVI – 10.09 Mantova)

PICCOLO MIRACOLO DI PIETRO ANGELEIRO

Il treno to Sulmona accreditation
va lento, Partigiano Johnny training.
Piazza Maggiore, biglietto, card… calling,
near san Francesco astral accommodation.

On stairs una signorina ice cream lapping.
Ovidio mostra miracle direction,
l’Annunziata, quella la destination
dove si tiene sacred representing.

Proprio nel giorno del mio arrivo it happen
questo evento, cui da sempre sto attento,
di Pietro Angeleiro nominato pope.

La gente attende le ventuno e trenta;
colgo l’invito e mi approssimo al rito,
decimo, which Borgo Pacentrano cope.

Introduce una graziosa, bashfully,
con un fare abruzzese, e ancora shyness.
L’attore ringrazia con tanta kindness,
ma per il Caetani troppa gracefully.

Sembra il Mistero buffo della stillness,
c’è il vescovo e occorre esporre slightly;
Celestino eppure is independently,
al diablo la political correctness.

Chiaro il motivo around the renunciation:
non coprire il marciume da aborrire.
Santo riposa in pace a Collemaggio.

E’ stato il suo segno di benvenuto,
strenna fine per l’ospite assai incline;
sguardo all’eremo e si svela l’omaggio.

154 piccolo miracolo.

Endecasillabi con rime discontinue.
Metrica: sperimentale
(XXIX.XLV – 31.08 Sulmona)

DIDACALISMO

Didacalismo, odo didacalismo
un perfetto onirismo
la quaestio che essere e non è potrebbe
suscitando impressioni di anarchismo
umano socialismo
suggestione o desiderio parrebbe.

Vago sfondo d’apocalitticismo
di là del nozionismo
aiuto che Melissa in classe riebbe
per maturità del didatticismo
familiare aforismo
nel sofà sul fiume s’erudirebbe.

Straordinaria la nostra coscienza
nega autoreferenza
nulla si crea secondo i panteismi
… e a dir dei solipsismi
elabora arduo pur nell’insipienza.

Paronomasia dei didascalismi
ciechi celodurismi
cicale, ci cale per attinenza
difforme competenza
nel produrre bislacchi neologismi.

148 didacalismo

Sonetto rinterzato (rime AaBAaB, AaBAaB, CcDdC, DdCcD)
(XXVIII.XLIV – 13.10 A)

TIME

Il tempo è scandito, confusamente
brioso, dal tubetto del dentifricio.
Ci sono minuti che, opacamente,
durano un’eternità tangibile
e anni che passano come minuti,
ed è sempre ottobre, novembre appena,
sempre gennaio, aprile senza fine,
è sempre luglio o quasi mai, davvero.
La notte si dissolve nel mattino,
un sapere le prove della sveglia,
un universo con il suo orizzonte:
i nostri coiti a distanza, struggenti,
sospesi la sera e ripresi all’alba.
Soglia, garage, office, daydream, creation,
aperture, chiusure, accendimenti,
slow motion, fast emotion, spegnimenti,
upstairs, downstairs, pausa, seduti, in piedi,
entrate, uscite, percorsi abituali,
vestirsi, spogliarsi, andate, ritorni,
riti, gesti, scansione di immagini
mentali, passionali, mistero, time…

124 time

Si sosta in luoghi uguali a se stessi sulla via del ritorno, locali profondi, deserti; avventori equivoci, scrutano con aria prepotente, rispondono alle domande sarcastici. Dispute indistinte, salti carpiati della mente da una cima all’altra verso situation più rassicuranti… gruppi dello stesso pane con cui socializzare.
Basta esserci a volte nella tua invisibile spalancata chiusura, perché c’è sempre o quasi mai, ma questa volta sì, chi è più aperto, chi è più aperta, e ha occhi di gatto e vede oltre le tue paure, oltre le tue clausure.
Il tuo gruppo diffuso, amalgamato, in quel bosco affollato, o in quella vasta stanza senza pareti, senza soffitto, in cui gli spazi si definiscono, si focalizzano, mentre il tempo, flessibile, si contrae e si dilata per compiacerti. Il tempo viene al sodo, la mente comprime i periodi eccedenti e dà anche a te possibilità straordinarie.
Talvolta accadono nella nostra realtà indefinibile, su cui fior di cervelli ragionano, per noi, per loro o per chi? perdendo il loro tempo, le loro chance banali, passibili di eccezionalità. Quando ci si esalta per nulla questi eventi meravigliano, si è increduli che finalmente siano capitati.
Così, superato il flash interlocutorio destinato a studi sociologici troppo sottili, percorro con lei il falso piano, verso l’ignoto incombente, dove ogni ovvietà che scambiamo appare virtuosa, degna di lode e passione, degna di fremiti ed emozione.
In cima al colle si aprono ambienti, come locali diffusi, vuoti, aperti, con per uscio un’intera parete e per arredo solo un musical box da cui si diffondono note e noi così staccati, così attenti, così timorosi, così prudenti, così repressi, abbiamo il pretesto per accostarci, per sfiorarci, per sorridere dei nostri pensieri che leggiamo senza saperlo e neppure so se tocca a me osare in un attimo di lucidità che mi ricorda chi siamo; allargo le mani in un invito alla danza, che è un invito ad altro, ma occorre andar piano, e allora ti carezzo con il dorso di due dita, leggero; non ti ritrai, ma rendi il contatto più forte, questo mi smarrisce, perdo il controllo, perdo le inibizioni, oddio è la fine, ti guardo negli occhi senza alcun ritegno, sguardo che spaventa, sguardo che parla, ma non so se implori o comandi e tu a me aderente irridi serena la mia foga con occhi dolci cui resistere non posso, dimentico di tutto, della ragione, della prudenza e le labbra si uniscono per destinazione e sono sconvolte tutte le mie teorie, tutte le mie recriminazioni, il possibile e l’impossibile. Cerchi il sesso, lo vuoi e lo prendi così facilmente che ne sarei quasi ignaro, se non fosse la tua così stretta di passione, così napoletana; ci prendiamo in piedi, solitari, senza calcoli, mentre balliamo. Da impazzire…
Un’eternità dopo, seduti accanto a una fontana, diamo valore al nostro incontro, non ancora troppo razionali, timorosi che il tempo passi, timorosi di staccarci, decisi a dare tutto il possibile perché non sia possibile tornare indietro. Quanto sia passato non saprei, alcune eternità nella nostra unità di misura del tempo, solo nostra; poi tu che sei metà cosciente, che hai ancora l’uso della ragione, ti alzi, mi superi e quando mi volto non siamo soli; occorre mentire, spiacevolmente mentire, mica siamo nell’eden… e quanto accade dopo è molto nitido, ma sai che c’è? non ne voglio parlare, ma sì, brutto, poi bello, di quel banale non eccezionale, a ciascuno il suo finale. Αλλαγή!
(XXVI.XLII – 13.11 A)