UN SOGNO

Dopo essere tornato a casa
mi sono abbandonato alle nostalgie
e ho combattuto il malumore
sognando.
Una ninfetta mi è venuta accanto
e mi ha chiesto di amarla:
gli altri l’avevano evitata
ridendo.
Ho rifiutato,
notando il suo corpo già maturo,
e le ho spiegato
che stavo desiderando un’altra.
Perdendo la speranza di starmi accanto
si è allontanata delusa, così l’ho
richiamata.
Mi ha guardato dolcemente,
poi è fuggita via irata,
avendo capito che si trattava di
simpatia.
Nella realtà
il dialogo con la mia ragazza è in crisi,
proprio perché
nel mio affetto c’è comprensione.
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Brano scritto a quindici anni. A tratti mi vergogno ancora un po’ della retorica che investe alcuni passi come uno tsunami. Per questo motivo il brano ha subito nel tempo fior di rimaneggiamenti. Quel che rimane è una certa atmosfera che mi rimanda a quei giorni, a quegli amori irripetibili, nutriti da sguardi, contatti leggeri, carezze, sorrisi, gelosie, strategie e soprattutto sogni.
Si intravede, in nuce, un approccio letterario pervaso ancora da gusti musicali, ma più romantici, riscontrabili anche nella scelta di alcune parole. Simpatia e comprensione, in questo caso sinonimi, alleggeriscono concetti più banali e crudi; mentre ninfetta è una scelta pudica, post morso della mela.
Diario: questa è la storia del mio breve incontro con M… (storia un po’ rovesciata, ndr)
La metrica originale ricalca un brano inglese del tempo che non mi viene in mente, al punto che sto sospettando il motivo sia mio.
(II-17.9 A)
Melodia:
RE DO MI RE MI RE
RE-
RE
MI MI-
(IV – 30.8 A)

UN SUICIDIO

E’ arrivato il giorno aspettato,
tutti vanno fuori città
perché c’è una grande festa in paese
i ragazzi con le moto
vanno correndo a ballare:
“Bacerai la tua ragazza,
ma ora guarda dove vai!
Corri, corri, corri e non arriverai.
Stai passando nella strada
dove hai tante ammiratrici,
impegnati poco a salutarle
perché c’è il pericolo
di un incidente quaggiù!
Bacerai la tua ragazza,
ma ora guarda dove vai!
Corri, corri, corri e non arriverai.
La velocità è eccessiva
mentre passi per la curva stretta,
una macchina ti abbaglia gli occhi,
dopo troveranno solo dei rottami
e in casa tua madre piangerà
perché non sei stato prudente.
Corri, corri, corri nell’al di là.”
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Parte con questo brano la serie giovanile non rinnegata, ma a mio giudizio più palesemente retorica. Quelli ora pubblicati dovrebbero essere i miei primi versi ufficiali, scritti con la voglia e la volontà di scrivere. Avevo 14 anni, in mente la metrica del tradizionale Proud Mary e per spunto le stragi del sabato sera ante-litteram e magari Canzone per un’amica.
Titolo originale “Guarda dove vai“, modificato nel tentativo di sbanalizzare, mentre il testo non ha subito modifiche sostanziali.
I brani che hanno preceduto questo, fanno parte più o meno dello stesso periodo (un arco comunque di nove anni) , e sono compresi in una raccolta, integrata in tempi diversi e con i seguenti titoli: “Canti intimi e di città”, “Canti dell’io, per Eva, il mondo e Dio” e infine “Racconti di/versi”.
(I – 18.8 A)
Musicata così:
LA DO
RE MI
LA DO
RE
LA… e si ripete.
(IV – 30.8 A)