SOLE

Gli albori adolescenziali sono caratterizzati da fatti veramente singolari, quanto apparentemente insignificanti. Apparentemente appunto, perché in realtà hanno un impatto fondamentale sulla formazione di una persona; il fatto che se ne parli e si rifletta su essi dopo tanti anni ne è una dimostrazione.

Il nostro “eroe”, sedici anni appena compiuti, non ha una nutrita agenda di impegni, il suo tempo da qualche anno è occupato da sogni, fantasie, scrittura di versi, attenzioni verso le ragazzine, che raccolgono quasi per intero anche le altre tre occupazioni, poi certo c’è la scuola e tutto quanto fa parte della “routine” quotidiana, ma in qualsiasi impegno si infila prepotentemente quello principale, che si è ben capito.

Dovrei parlare di “amore” per semplificare e garantire una certa chiarezza, e perché no allora? Per una questione di mero pudore, di tenere un profilo letterario modesto, insomma per evitare di rendere il racconto spavaldo, eccessivo…

Tuttavia, chiarito questo, non si può neppure rischiare di non riportare il vero, per quanto semplice, sempre nello spirito del resoconto formativo dei nostri personaggi, per il piacere di conservare spunti psicologici e sociologici: una sorta di conflitto tra normalità ed esaltazione di essa. E ciò valga per quasi tutti gli scritti a tema adolescenziale da me prodotti. Infatti ci torno spesso nella speranza che prima o poi riesca a esprimere con chiarezza il concetto.

Nonostante questi vari ripensamenti, in origine il racconto era espresso in modo piuttosto esagerato, eppure quella era l’espressione pura delle emozioni del momento, pertanto la revisione si divide tra la necessità soggettiva di verità e quella obiettiva di un contesto oggettivo. Una gran lotta che comunque vede termini come “conclusione”, “fine”, “amore”, “tragedia”… riletti oggi, un tantino esagerati.

Pensate a L, la nostra protagonista più recente, lontana dagli occhi, lontana dal cuore, e immaginate una M, un’estate trascorsa insieme, il nuovo angelo, riluttante, ma non del tutto scevra dal piacere dell’assedio amoroso e l’inaspettato arrivo dell’altra nel mezzo del nuovo contesto… Consueta situazione in cui si perde capra e cavoli. Che fare? La duplice inibizione non porta a nulla di buono e non sarebbe stato meglio il persistere o il deviare, anzi sarebbero state soluzioni più gravi.

Sulla mera realtà tutto finirebbe qui, ma in adolescenza la realtà quotidiana si accompagna alle fantasie notturne, le quali ben sceneggiate conciliano pure il sonno, poi i sogni vanno un po’ dove vogliono e comunque non esattamente dove vorrebbe il sognatore.

La soluzione fantastica è introdurre meravigliose utopie, avvolgere L di passione e carezze, giacere insieme sotto le stelle e svegliarsi all’alba. Il sogno me la restituisce invece incollerita, stupita, deridente…

L’adolescente non è del tutto scontato, può sì rassegnarsi alla negatività, crogiolarsi in essa, ma all’opposto può anche trovare soluzioni positive per quanto irreali, trovare addirittura il sole come alleato e ipotizzare che il sole stesso assicuri un lieto fine.

Al di là del fatto poco rilevante, dall’esito scontato, potremmo deviare il discorso su un piano morale superiore, su cosa sia più utile per l’umanità in tempi difficili come questi. Cosa abbiamo in campo oggi di preoccupante a livello globale? Guerre, violenza, inquinamento, cui dovrebbero opporsi: pace, dolcezza, ecologia…

Se pensassimo di non poter far nulla, come suggerirebbe la realtà delle cose, saremmo comunque spacciati, potremmo scegliere tra scomparire o rassegnarci alla perdita totale della libertà. L’alternativa è creare un “esercito” globale di nonviolenti, antimilitaristi, pacifisti, ecologisti, che portino avanti una massiccia azione di contrasto alla minoranza che crea i pericoli per la vita dell’umanità. A volte si tratta di pochi uomini. Come possiamo lasciare in mano ad essi il destino del pianeta e della vita?

Occorre che l’umanità e le singole persone recuperino la loro capacità di ragionare. Cosa è meglio e cosa è peggio. Un piccolo esempio: come possiamo condannare chi chiede un forte e decisa transizione ecologica e cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica realizzando comportamenti clamorosi, come un blocco stradale o tingere di vernice lavabile un monumento? Condanniamo un blocco su strade che a breve non potremmo neanche più percorrere per una molteplicità di ragioni, o un’imbrattatura, facilmente rimovibile, a scopo di sensibilizzazione, quando a breve non potremo neppure più vederli quei monumenti.

Non so, il ragionamento semplice, non condizionato dai signori dell’irrazionale, può magari aiutarci a risolvere banali dilemmi personali, ma addirittura importanti problemi planetari.

 sole

52 Sole (9 – II – 8.11 s) a  30.1.2024

ABOUT PROMENADE…

L’io, l’intimità, l’amore, cosa c’è di più personale e più intimo dell’amore? Niente probabilmente, anche perché racchiude un’infinita scala e varietà di sentimenti: l’amore davvero, se mi si consente la licenza, si può graduare come un vino, dal più forte al più leggero, da quello dolce a quello secco e si potrebbe continuare con le distinzioni. Sicuramente ogni amore è diverso, ma la gradazione può accomunarli nella diversità. Quelli dolci sono piacevolissimi, non danno grandi fastidi, quelli forti possono far male, sono struggenti, uniscono la gioia, il piacere, alla passione e talvolta alla sofferenza, al dolore, eppure sono quelli più voluti, mai dimenticati.

Questi ultimi amori, essendo di meno, sono più facili da ricordare. Immagino che ciascunǝ abbia un personale metodo per individuarli. Per quanto mi riguarda è tutto molto naturale, vi sono alcune gradazioni di passione, sentimento, riconoscibili nell’immediato o anche con il tempo e quelle più alte oltre ad essere riconoscibili per le caratteristiche e le comuni emozioni, rimangono indimenticabili e permanenti, i sentimenti persistono al di là dell’effettiva continuità del rapporto, perché il problema è che spesso nell’amore non vi è convergenza assoluta e duratura.

Mentre espongo un po’ sommariamente, ho in mente l’ultimo amore intenso, intensissimo; non devo ora raccontarlo, necessiterebbe, tenuto conto di vari aspetti, di un contenuto piuttosto voluminoso e complesso, intendo trattare qui di un sogno, immagino sia stato il primo che ha riguardato Lei, e se non è stato il primo, è comunque quello che appena sveglio ho subito annotato appena sveglio su carta di fortuna. Era allora talmente intenso il sentimento, la prima fase dell’innamoramento, durata peraltro molto a lungo, per cui sentivo il bisogno irrefrenabile di gridare al mondo che amavo lei, che il mio cuore era impegnato e voleva essere una sorta di impegno anche nei suoi confronti e lo feci dove tutto ebbe inizio.

Si è trattato di un amore abbastanza letterario, parlo ovviamente dal mio punto di vista, pertanto ogni momento, fin dal principio, è stato funzionale allo scopo, al sogno e quant’altro.

Anche i sogni sono di un’infinita tipologia, con differenti gradazioni di interesse. Non è mia abitudine trascrivere o ricordare i sogni, quando accade è perché mi hanno profondamente colpito, sono particolari e interessanti, danno magari lo spunto per scrivere, perché spesso si presentano in forma di racconto, seppur surreale talvolta, come una specie di dettato, di messaggio. Il senso di annotare il sogno è che capita di dimenticarlo dopo alcune ore, ma anche appena svegli non si ricorda per intero, solo sprazzi della parte finale…

Nell’autunno precedente avevo presentato a Roma la mia prima monografia, un saggio storico; lei non c’era, ma lo avrei tanto voluto. Peraltro potrei dire che quel libro, non solo, ma è anche stato “galeotto”: era in cantiere quando ci siamo conosciuti e lei ha seguito intensamente ogni momento della preparazione, tutto il percorso dell’editing fino alla pubblicazione e oltre… Lo stesso percorso c’è stato per me durante la formazione e la pubblicazione del suo.

Ormai è primavera, il tempo va a ritroso, sono di nuovo a Roma per la stessa presentazione, ma con lei. L’evento è previsto per il pomeriggio. Utilizziamo la mattina per una passeggiata. Ci troviamo all’imbocco di via Giulia, dal lato vicino al Vaticano. Via Giulia ha un grande significato per me, quando capito a Roma, se ne ho il tempo, la raggiungo e visito i luoghi memorabili, in particolare il liceo Virgilio.

Via Giulia è una via lunghissima, una passeggiata importante, la percorriamo tutta, ebbri di passione, fin dove congiunge con il Lungotevere a ponte Sisto. Ora, se si indaga sui titolari dei toponimi spesso si hanno brutte sorprese; quando è possibile li cito come indicazione decontestualizzata, tuttavia non riesco a citare quelli ancora intitolati ai Savoia, nemici della Repubblica e di tanto altro, lo so, tergiverso, ma è importante.

A proposito della passeggiata, essa è guidata da una marea di suggestioni: Minerva spira e conducemi Appollo (Canto II, Paradiso, Divina Commedia, verso 8). Sapienza e poesia scosse, sorprese, dalle nostre notti e dalla paura della libertà del nostro amore. Percorriamo via Giulia avvinghiati, ogni pochi passi un bacio sulla bocca, poi giunti in fondo, nello spiazzo che si apre verso il ponte, ci spogliamo del nostro casual e ci stendiamo sui sampietrini, mentre le acque del Tevere scorrono tranquille e sembrano approvare la nostra passione, così come il traffico che pare ammiccante e non ci dà fastidio… La presentazione sarà stupenda!

68 promenade

About promenade… (106 – XXV.XLI – 28.3 a) a 26.02.2022

DOLCE AMORE

Il tempo procede, la nostra vita tranne rari casi è pianificata. Anche un giovane adolescente ha la sua scuola, le sue vacanze, i suoi tempi di studio e di “svago”, la sua estate. Quasi ogni giornata si svolge sotto determinati ritmi, movimenti e comportamenti.

Gli amori giovanili spezzano in qualche modo questa routine, se sono davvero tali; diventano nella nostra vita degli elementi destabilizzanti e catturano tutta l’attenzione su di essi, per cui, che so, hai davanti un libro di storia, ma stai sognando ad occhi aperti una avventura con lei, che magari è lontana e hai solo questa modalità per viverla.

Diverso tempo fa (forse c’è ancora nell’incasinamento globale della vita odierna – extra covid s’intende) c’era il cliché dell’amore stagionale, solitamente estivo. Una sua caratteristica, specie per i più giovani, figuriamoci per gli adolescenti, era “giurarsi” amore eterno e comunque mantenere in qualche modo i contatti.

Oggi è facilissimo con i telefonini, le @mail e le varie amplificazioni tecnologiche di essi; questa tecnologia è però intervenuta solo alla fine del secolo scorso, alla fine degli anni Novanta, prima (in tempi non preistorici) ci si affidava alle lettere, neppure al telefono, perché non garantiva la privacy o la tranquillità necessaria per esprimere certi concetti. Nelle lettere si scriveva di tutto e di più, al telefono a volte l’emozione non faceva spiccicare due parole sensate, ma era il festival dei monosillabi.

Ma non tutti i rapporti che nascevano intorno ai sedici anni erano riconducibili al cliché accennato, alcuni erano amori e passioni struggenti, tenuti in vita dalla loro stessa natura.

Poi lei ritorna, è passato del tempo, anche troppo; i comportamenti sono diversi, non c’è omologazione in questo, entra in gioco il proprio carattere in via di formazione, ma in parte già assestato e ci accompagnerà per il resto della vita.

Rispetto a quando è avvenuto il distacco fisico sono accadute delle cose, alcune anche imbarazzanti, dunque emerge un po’ di paura, di chiusura. Non desideravi altro che questo momento e ora sei come freezato; per fortuna l’incontro avviene e lo sblocco è incoraggiante, tutto è in continuità, come se tempo non ne fosse passato, e come allora c’è solo lei, non c’è altro che abbia senso, che meriti attenzione.

Il racconto dei mesi di lontananza, qualche ombra che non trova spazio e si dissolve immediatamente, si fanno valutazioni importanti e anche qualche imprudenza che causa un allontanamento non messo in conto. La storia a un certo punto allarga il suo orizzonte e inquadra un mondo oltre te e lei, un mondo anche minuscolo cui quella favola non va proprio bene.

Si entra così in un’altra dimensione, dover fare le cose di nascosto, organizzare incontri clandestini, tutto si complica, ma l’amore è talmente sfacciato che sfida le difficoltà e riesce a trovare spazi per momenti incredibili.

Eppure tra le varie discontinuità della vita c’è anche quella che una coppia, per quanto di adolescenti, è appunto formata da due persone diverse, da due teste diverse, da due cuori diversi, per quanto forse quelli siano la minore dissomiglianza…

Ecco, il mondo che si oppone, a tratti duramente, comincia a fare breccia e qualcosa si rompe.

Quando accade ciò è doloroso per entrambi, qualunque sia la parte che vuole chiudere e quella che non si capacita di cosa stia accadendo.

In questi casi c’è sempre una parte determinata, “lucida” nel suo delirio e nella sua sofferenza, che non ha più presente soltanto quell’amore, ma tanta altra vita; mentre l’altra parte è come colpita da un dramma così immenso che perde qualsiasi possibilità di ragionare, salvo sapere solo anni dopo che magari il mantenimento di una qualche capacità razionale avrebbe forse potuto salvare il salvabile. Altri noti e penosi cliché

52 dolce amore

7 – Dolce amore (Prima gioventù-II) (42 – V – 14.9 a) – a 29.04.2020

NUOVA COMUNIONE

Desiderio perenne
dal primo approccio ed eri senza volto,
sensazione solenne
tale passione ha alimentato e accolto.
Colà venivi, andavi,
tra razionalità e accondiscendenza,
mito dei più soavi,
fiamma di condivisa compiacenza.
Coltivi le paure,
accendi, vuoi esser presa, sei un po’ mia,
sorprendi con premure,
larga in quanto d’oltre caro dare via.
Viso suadente, esalta,
la tua voce femminina inebriante:
quel confonde, essa assalta,
sirena fuori dal mare cantante.
Mai ci fu comunione più anelata
anche se in sogno arridesse il trionfo,
né disincanto ma sorte insperata,
senso di ricompensa, nessun tonfo.
Strenne, le amore, Eva, la prediletta,
un figlio, e non pesa chi dà o chi accetta.

153 nuova comunione

Canzone alla greca
Metrica:
strofe aBaB cDcD
antìstrofe eFeF gHgH
epòdo ILILMM
(XXIX.XLV – 1.08 A)

A TE MI PROTENDO ONIRICAMENTE

A te mi protendo oniricamente
mentre siedi nella piazza di pietra,
la mia bocca, tosto, la tua sequestra,
labbra rosso passione, carne ardente.
Ripeto con pudore, pur veemente,
per tema che, inviolabil, facer chiostra;
in realtà nel catturare sei mastra,
dolce pensiero intenso, prepotente.
Inoltre inconsciamente soddisferai
un nuovo travolgente desiderio
di paternità, ancora mi pervade.
Il resto è dimensione, quel che accade,
non poetica, eppure afflato serio,
se una vita felice con me vorrai.

149-a-te-mi-protendo

Sonetto (abba abba cde edc)
(XXVIII.XLIV – 27.10 A)

nota: Verso 6: facer, da facĕrent (facĕre) = facessero

SENZA MACULA

Freni l’ardore con le labbra
nel caso tu tema esuberi 
e trascenda oltre la bocca,
un caldo modo di fermarmi
con baci per te immacolati.
Eppur tal candore mi accende.
Presto fuggirò per il seno
a saziarmi delle mammelle
percependo appena un palpito
e un grido acuto imploso dentro,
gemito strozzato che infiamma.
Per mitigare la passione
mi umetti con saliva il collo
alternando piccoli morsi
in cerca di piacere casto.
L’impeto condurrà al pio ventre
che vorrei esplorare in ogni via
aggiungendo sostanza a umore
esondante tra le tue cosce;
pertanto placherai il mio slancio
offrendo la candida rosa.
Perdendomi ancora sul viso
tra sospiri fiochi, sommessi,
proferendo un ultimo soffio,
vinto crollerò al tuo cospetto.

135 senza macula

Novenari sciolti
(XXVIII.XLIV – 20.2 A)

ABOUT PROMENADE…

Scusa se ti chiamo amore
e son lievi queste parole…
Minerva spira d’improvviso
ora ch’è ita mi rendo conto.
Queste notti abbracciato a te
l’hanno scossa… Sorpresa, paura…
della libertà del nostro a.
Flash all’inizio di via Giulia
che percorriamo avvinghiati,
ogni dieci passi un bacio.
In fondo, al centro della piazza,
violeremo i sampietrini
sfilandoci il nostro casual,
con l’approvazione delle acque
fluenti oltre il muretto…
e il traffico lento ammiccante.
Stupenda la presentazione…

68 promenade

Interrompo la pubblicazione dei versi in limba e anche la proposizione cronologica dei miei brani, per pubblicarne uno relativamente recente, esattamente di un anno fa.
Diverse volte in passato mi è stato chiesto di pubblicare brani attuali, fino ad ora ho seguito la mia linea, se adesso faccio un’eccezione è perchè ci sono dei motivi molto importanti.
Il brano, scritto il 28 marzo dello scorso anno, è dedicato alla donna che amo, è passato un anno e la amo sempre di più. E’ un momento difficile ed è necessario che lo dica al mondo che il mio cuore è impegnato con Lei, e inizio qui.
Il brano, in novenari in parte irregolari, ha un titolo che porta il suo nome, dunque qui ne compare uno provvisorio.

Si tratta della trasposizione del sogno fatto quella mattina, nel dormiveglia stesso si formarono i primi versi, come se fossero dettati… Un fenomeno già accadutomi alcune volte.
A Roma per la presentazione del mio libro, utilizziamo la mattina per visitare la città, le nebbie del ricordo si alzano all’inizio di via Giulia che percorriamo tutta, ebbri di passione, finchè alla fine, dove la via si congiunge con il Lungotevere ci stendiamo sul selciato…
(XXV.XLI – 28.3 A)

DOLCE AMORE (prima gioventù – II)

Pochi passi e potrei vederla,
ma la paura dell’incognito mi blocca.
L’incontro: uno sguardo irraggiungibile…
“…E’ impossibile che possiamo lasciarci”.
Il suo corpo attraente unito al mio
nella mia stanza, finalmente…
nella piazza, nella strada, nel mio letto.
Volontà comune di stare da soli.
Membra su membra vicino alla sorgente,
poi, confessioni che feriscono
relative alla sua estate silente,
uno schiaffo (morale)… e sensi di colpa,
assai confuso tra generosità ed egoismo:
lei non mi ha mai rimproverato niente.
La sera, in segreto come amanti,
fuga in campagna, roventi di desiderio,
valutiamo se è tempo di fare l’amore,
tuttavia viviamo una nuova dimensione.
…Saprò poi cosa è accaduto
per il suo tardo rientro a cena.
Timore che la portino lontano,
lei nonostante tutto non dispera.
Sacrificio di Gesù vissuto insieme,
pranzo da me, attenzione, poco pathos.
Evasione in cantina, vino e musica,
la eccita il bagnarmi con l’acqua.
Stasi, troviamo il modo di appartarci,
si abbandona al desiderio, al piacere,
geme, sospira, ci amiamo sul divano.
Un suo dono e parole d’amore.
L’hanno portata via, non mi sento esistere,
fuggo la sofferenza, cerco alienazione,
tuttavia la sua assenza grava su di me.
Ci controllano, ci incontriamo come ladri;
sta male, ci amiamo, vive in me,
si rasenta la felicità, l’impeto è forte.
Cambia di colpo, non la capisco,
mai vista così fredda, panico, angoscia.
Lo straniamento cresce nel bosco:
non ricorda che è il nostro Paradiso.
Il turbamento del mattino è superato
dice che era dovuto alle sue cose…
ma il nostro amore corre rischi
perché attenderli? usiamo il nostro tempo!
Altre partenze… preparano il mio corpo
ad accogliere il suo con brama,
ne dipendo, mi ha assuefatto.
Ci sorprendono, ci minacciano.
Irriducibili ci incontriamo di nascosto,
underground music sopra i nostri amplessi,
i suoi spasimi appagano le mie voglie
che raggiungono una sintonia totale,
nel dar luogo a sfrenati istinti erotici…
Strano, dopo, trovarsi tra la gente!
Dopo il top, il declino, vacche magre,
è dolce, ma per me dice stranezze.
Vorrei appartarmi con lei
ma l’interdizione è efficace,
subiamo spiacevoli discorsi…
Strappo una visita al Ponte
che ci vide in tempi migliori;
prende l’iniziativa, ma ha parole pungenti.
L’ingenuità non mi fa notare
che tra noi qualcosa muore:
canta il cigno sul nostro amore.
Basta! Ci vien detto in faccia crudamente.
La partenza dei suoi non è quella sognata
… nel “giorno della scalogna”, per chi?
Mie carezze rubate, disperazione,
ha deciso di finirla, è spietata,
mi aggrappo alle sue contraddizioni,
cerco di averla, mi piange davanti.

52 dolce amore

Molte volte la verità può sembrare banale, allora la sperimentazione lascia il campo alla normalità, alle mere senzazioni. Considero una ricchezza averle provate e così presto; la delusione che ne è seguita, il dolore straziante acutissimo, poi diluito nel tempo, non sono riusciti comunque a travolgere quelle sensazioni talmente vive nel ricordo da essere palpabili.
La ragazza è la stessa del brano precedente. Un amore che si era presentato come eterno svanisce in una sofferenza uguale ed opposta, in poche ore, non perchè sia finito, ma per una scelta obbligata da una parte non accettata dall’altra.
Per il motivo detto sopra il brano non ha subito modifiche sostanziali. Cito le correzioni degne di nota, allo scopo di consentire una analisi della banale verità percepita in tempo reale, visto che il brano è stato steso poche settimane dopo gli avvenimenti:
verso 13: “assai confuso tra generosità ed egoismo” era “via l’egoismo e il maschilismo in me
verso 37: “Dopo il top, il declino, vacche magre” era “Cambia di colpo, non la capisco
verso 58: “ma l’interdizione è efficace” era “ci si ostacola
verso 66: “Basta! Ci vien detto in faccia crudamente” era “anche sua madre dice basta!”
verso 71: “mi aggrappo alle sue contraddizioni” era “si contraddice, diventiamo nemici”.
(V – 14.9 A)

Music:
FA SOL
MI- RE
LA- DO
LA MI
SOL FA
MI LA
RE LA-
DO MI-
MI RE LA-
DO MI- LA
RE MI- LA-
DO LA MI
(VI – 12.9 A)

SOLE

Mi vide con l’altra
a prendere il sole
e fu fatale
per il nostro calore
quella mia diserzione.
Ne ignoravo l’arrivo,
la sua presenza mi inibì
al culmine dell’incanto;
non seppi proferir inezia
e in un attimo svanì.
Vissi una situazione
tragicamente assurda
e mi pervase
una confusione cerebrale,
al calar della sera.
L’alcool mi venne in soccorso.
Quando la vidi stranita
le parlai di utopie;
mi spostò debolmente,
l’avvolsi di passione e carezze,
sognai sotto le stelle.
Mi destai sereno all’alba,
lei dormiva tranquilla;
ma s’incollerì,
dopo un poco di stupore,
appena schiuse gli occhi.
Fu un’amara illusione,
subii gravi insulti;
uno sputo strepitante
divenne il mio feticcio,
finì con vivo furore.
Mi salutò deridente,
non voleva più vedermi.
Reagii ridendo,
l’accaduto mi parve irreale:
il sole era di nuovo alto.
glee

Ancora un brano misconosciuto: avete presente quando incontrate una vecchia amica, ormai dimenticata? lei vi saluta entusiasta e voi  “…e questa chi è?”. E’ l’effetto che mi ha fatto rileggere questo brano. Per capire di più, ho dovuto fare ricerche d’archivio, non avendone un grande aiuto… In calce al testo, nel diario c’è scritto: “Dedicata a colei che credevo… e invece… ma chissà…”. L’unica notizia utile è che anche allora usavo molto i puntini di sospensione…
Alla confusione cerebrale, tuttavia, è seguita un po’ di luce.
Il brano scritto tre giorni dopo Una conclusione, vede ancora protagoniste le due muse ispiratrici del tempo, delle quali scrivevo quasi in tempo reale.
Brano rimaneggiatissimo per i motivi più volte spiegati in precedenza, rivisto ulteriormente per presentarlo a voi, ma con ripristino del titolo originale. Nelle prime revisioni era “Fine di un amore”, poi “Una tragedia”, il primo troppo tragico, il secondo inadeguato. La metrica usata era quella di Back in the sun, di cui ho già parlato.
(II – 8.11 Sestu)