BELLEZZA RIVELATA

Dopo aver notato il viso apparire
proiettato d’ombre e luci difformi,
espressioni tenuemente apprensive,
smagrito da certo arcano disagio,
ma amorevole e con lo sguardo intenso,
occhi eloquenti balia del presagio,
quel caro gesto di saluto, denso
di malinconia e smarrito scompenso,
è germinato alcunché d’insolito
fervore, indotto dal tuo così eccelso.
Questo lungo istante e grande dono
ha suscitato un plus valore saggio,
pertanto sulla bellezza ragiono
e ormai nitidamente m’avvantaggio
sì quando chiari i monti dal villaggio.
Splendore in effetto rivelazione,
non proprio estetica, pura emozione,
concetto pregno d’alti contenuti
distinti contro aridità artefatta;
era noto e ora t’ho puntato i lumi.
Il miglior tesoro che di te serbo,
vederti come sibilla del verbo.

 

Metrica: sperimentale. Incastro di assonanze e rime di endecasillabi in eptametri.
Schema: ABACDCD DEDFGFG GHHILIM M
(XXXI.XLVII – 31.03 A)

 

NUOVA COMUNIONE

Desiderio perenne
dal primo approccio ed eri senza volto,
sensazione solenne
tale passione ha alimentato e accolto.
Colà venivi, andavi,
tra razionalità e accondiscendenza,
mito dei più soavi,
fiamma di condivisa compiacenza.
Coltivi le paure,
accendi, vuoi esser presa, sei un po’ mia,
sorprendi con premure,
larga in quanto d’oltre caro dare via.
Viso suadente, esalta,
la tua voce femminina inebriante:
quel confonde, essa assalta,
sirena fuori dal mare cantante.
Mai ci fu comunione più anelata
anche se in sogno arridesse il trionfo,
né disincanto ma sorte insperata,
senso di ricompensa, nessun tonfo.
Strenne, le amore, Eva, la prediletta,
un figlio, e non pesa chi dà o chi accetta.

153 nuova comunione

Canzone alla greca
Metrica:
strofe aBaB cDcD
antìstrofe eFeF gHgH
epòdo ILILMM
(XXIX.XLV – 1.08 A)

SENZA MACULA

Freni l’ardore con le labbra
nel caso tu tema esuberi 
e trascenda oltre la bocca,
un caldo modo di fermarmi
con baci per te immacolati.
Eppur tal candore mi accende.
Presto fuggirò per il seno
a saziarmi delle mammelle
percependo appena un palpito
e un grido acuto imploso dentro,
gemito strozzato che infiamma.
Per mitigare la passione
mi umetti con saliva il collo
alternando piccoli morsi
in cerca di piacere casto.
L’impeto condurrà al pio ventre
che vorrei esplorare in ogni via
aggiungendo sostanza a umore
esondante tra le tue cosce;
pertanto placherai il mio slancio
offrendo la candida rosa.
Perdendomi ancora sul viso
tra sospiri fiochi, sommessi,
proferendo un ultimo soffio,
vinto crollerò al tuo cospetto.

135 senza macula

Novenari sciolti
(XXVIII.XLIV – 20.2 A)