UNA CONGIURA (delusione di sabato)

I testi scritti durante l’adolescenza – che ormai nella mia personale politica di scrittura ho in qualche modo declassato a documenti, allo scopo di evitarne l’oblio – hanno il limite che riletti dopo molto tempo perdono la giusta contestualizzazione e si confondono perfino i contenuti. Nella fattispecie immaginavo che “Una congiura” trattasse di ragazze comparse in altri pezzi recenti, ma come in altri casi vengono in aiuto i diari, anche “minimi” a restituire memoria e contesto. Tuttavia non escludo che in una composizione altamente allegorica mi sia ispirato alle citate, personificando le vere protagoniste della storia, peraltro piuttosto effimere oggi, ma non allora.

E’ una storia sportiva, o almeno di passione sportiva (per carità! non più intensa di una partita a biliardo), attuale peraltro. E’ di pochi giorni fa, agli europei di calcio, la partita Italia – Spagna, persa dai primi per un autogol, molto meno di quanto abbia detto l’agonismo in campo. Il mio testo allegorico faceva riferimento a un medesimo incontro di tanti anni fa, giocato a Cagliari, ed ero allo stadio con gli amici. Tante le similitudini con l’incontro recente: in entrambe le partite giocavano cinque calciatori dell’Inter (allora Burnich, Facchetti, Bertini, Mazzola, Boninsegna, oggi Di Marco, Bastoni, Barella, Frattesi, Darmian – che per la verità è rimasto in panchina), l’altra è la comune sconfitta, vinse anche allora la Spagna, che giocò praticamente in casa…

Rubiamo qualche passo alle cronache dell’epoca: “20 febbraio, Sant’Elia, Cagliari… il primo match della Nazionale disputato al Sant’Elia… (Valcareggi e squadra furono soggetti ad un fitto lancio di arance e altri ortaggi) . Il motivo di tanto astio? La mancanza di giocatori rossoblu tra i titolari e tra i subentrati, un “peccato” da far scontare al mister e ai suoi ragazzi… (Riva era infortunato, ma non era il solo cagliaritano in orbita azzurra)… Dopo l’esecuzione degli Inni – quello di Mameli venne sonoramente fischiato -, (il pubblico) cominciò a fare smaccatamente il tifo per gli spagnoli. Rinfrancati forse da cotanto inaspettato calore, le Furie Rosse dominarono il gioco per quasi tutto l’incontro, chiudendo il primo tempo addirittura in vantaggio per due a zero (finì 1-2); un risultato meno severo che comunque non salvò “l’onore” degli azzurri, sconfitti in Italia dopo dieci anni e costretti a uscire scortati dallo stadio tra un’impietosa pioggia di arance (Cagliari non rivide la nazionale per 18 anni!).”

Da interista, avendo cinque giocatori in squadra tifavo per loro, ma la cosa non poteva essere palesata. E’ un fatto molto curioso perché da anni ho cominciato a tifare contro la nazionale italiana, in senso antinazionalista e contro la retorica che accompagna l’Italia specie con l’inno – e gli altri simboli reazionari che si ritrova -, dal ventennio ormai patrimonio fascista e nostalgico. Meglio l’Internazionale i cui sostenitori e fondatori sono – detto, scritto e fatto – fratelli del mondo e ciò con attività solidali attuate dall’Inter con varie iniziative, in particolare Inter Campus. Dunque quel brano tormentato, specie nell’originale, non era altro che la trasposizione passionale di quella partita.

 A metà degli studi superiori, quel sabato ero allegro, ma l’ambiente era ostile, anche lei era contro di me, solo una fatina mi proteggeva da quell’enorme astio. In realtà lei teneva un comportamento ondivago, a tratti mi veniva incontro… ma ormai ero talmente offeso e andai via. Mi seguiva il suo sguardo, amaro, deluso, il mio sorriso implose come il pensiero di lei. Ma fu la fatina a salvarmi, mentre meditavo una rivalsa contro di lei che mi aveva deluso: ti troverò prima o poi e dovrai chiedere perdono, ma la fatina non vorrà e tuo sarà il rimpianto.

Allusioni chiare, eccessive, a tratti retoriche. Come in altri casi operai una revisione di questo testo giovanile, rendendolo più romantico forse e con un’allegoria meno evidente, tanto è vero che, come già accennato, dopo tanto tempo mi ha pure ingannato…

Il riferimento ispiratore reale furono due tifose là notate, una contro e un’altra sul piano del tifo, trasposto in conflitto sentimentale. Nasce dunque la congiura: alla sua festa, non  lo avrei immaginato, non prese in considerazione che la sua amica avrebbe preso le mie difese, benché timida e solitaria, mi si avvicinò rovinando i suoi piani, provò a rimediare, ma avendo intuito l’inganno andai via con lei e accusò il colpo. Sfogai la rabbia, fui impetuoso con lei, e con il tempo dimenticai quel giorno, anche se ancora un po’ di sconcerto e desiderio di rivalsa persiste (siamo alla celentanata: la odiavo, ero contro di lei, se non ero stato il suo ragazzo era colpa di lei).

Nonostante la revisione, non mi sento rappresentato da questi brani che peraltro non rispecchiano la mia personalità, sono una sorta di delirio o cattivi pensieri di una scrittura acerba che punta all’orrido artificiosamente.

 12 una congiura

57 Una congiura (12 – III – 20.2 s)  a 29.06.2024

UNA CONCLUSIONE

Un altro capitolo dell’epopea di L e del nostro narratore nei loro sedici anni; appare un po’ sbiadito nel ricordo, ma le testimonianze del tempo assicurano momenti di intensa passione prevalentemente di lui che ne custodisce memoria e li valorizza.

Ce n’è bisogno trattandosi di giornate semplici, piccole feste musicali nelle piazze o nei cortili di nonni e prozii, dove l’apice dei bollori adolescenziali si sfogava appiccicati nei lenti d’epoca, agevolati da profumi, carezze celate, il piacere del tatto sugli indumenti e delle labbra nello sfiorare il viso o il collo. Non erano solo effimeri piaceri, ma anche atroci sofferenze per fatti insignificanti causa di grandi paranoie, di analisi infinite, amplificate, che rivisitate oggi strappano un sorriso, ma hanno avuto importanza probabilmente fondamentale nella formazione individuale, sono storia nouvelle, dei comportamenti sociali…

Come oggi il panorama musicale giovanile era complesso, forse un po’ meno, ma non percepito universalmente; diversamente da oggi meno confuso nei generi, forse più netti e meno contaminati. Oggi nel termine “pop” viene racchiuso un po’ di tutto, anche quel poco che resta di un certo filone “impegnato”, nel tempo che stiamo analizzando non era ancora esploso il progressive, ma si era in piena era psichedelica, poi assorbita da quello e si poteva semplificare chiamando il tutto rock, non esattamente nel senso originario (rock ‘n roll), ma in un nuovo significato semantico che andava dalle rielaborazioni classiche fino all’hard rock, tutto ciò si contrapponeva al “commerciale”, “leggero”, “melodico”. I due generi nel periodo di transizione videro anche degli ibridi o “traslochi”, soprattutto dal commerciale all’impegnato (negli anni successivi è avvenuto anche il contrario, cito per tutti Alan Sorrenti). Un po’ nel mezzo stava il dutch sound (Shocking Blue, Robert Long & Unit gloria), gruppi anglo-francesi (Rare bird, Jupiter sunset – Back in the sun), anche italiani (Quelli, poi PFM; New Trolls, Orme)… Si usava scrivere versi usando la metrica di brani famosi, esempio Take to the mountains di Richard Barnes, diventata 2 novembre (poi in revisione Una conclusione).

Che accadeva quel 2 Novembre? La mini vacanza scolastica si trasformava nella possibilità di re-incontrare amicizie lontane, in quanto molti si trasferivano nei luoghi d’origine per la ricorrenza.

Gli incontri potevano creare momenti di gioia o anche rammarico. Con L era tutto finito sotto l’aspetto sentimentale e lui sentiva un senso di frustrazione in sua presenza, si abbandonava alla nostalgia ascoltando continuamente la struggente Back in the sun, che aveva accompagnato momenti migliori. All’amarezza si aggiungeva il rimpianto di non aver osato abbastanza quando poteva, i sentimenti erano contrastanti, dal dolore al desiderio di voltare pagina e tentare di dimenticare. Anche stare con gli amici aumentava lo sconforto, il senso d’angoscia.

Dimenticare è facile solo a dirsi, i pensieri difficilmente si possono fermare: allora si rimugina su tutto, sugli ideali differenti, alla vita che lei condurrà “lontano”, a quali saranno i suoi pensieri e la reazione ad essi. Tuttavia presto la delusione lascia spazio all’illusione e alla speranza, magari in un nuovo incontro che possa dare sollievo. Ed è un ciclo continuo in cui alla positività segue il dispiacere, il non capacitarsi del precipitare del rapporto appena al suo inizio e nella stagione meno adatta a reagire, quella più buia e fredda.

Inutile ribadire le considerazioni già ampiamente esposte sugli scritti ultragiovanili, piuttosto retorici, talvolta ripetitivi, monotematici, ma tuttavia documenti utili alla memoria. Se non ci fossero buona parte di essa si perderebbe, giacché talvolta sono incentrati su episodi oggettivamente insignificanti, ma che invece aprono un mondo nei ricordi della persona interessata, per questo vanno valorizzati come documenti fondamentali per la ricostruzione di storie, fungono da piccoli tasselli che uniti ad altri creano un racconto dettagliato, che altrimenti sarebbe aleatorio e privo di interesse per gli stessi protagonisti.

8 una conclusione

 51 Una conclusione (8 – II – 5.11 s) a 30.12.2023

UNA CONGIURA

Non immaginavo
che la tua festa
sarebbe stata
una congiura contro me;
non presumesti un particolare:
l’amica timida e solitaria
che cautamente mi avvicinò.
Ciò rovinò
i tuoi piani
e in fretta cercasti
di rimediare all’errore,
ma avendo intuito l’inganno
me ne andai con lei
e tu accusasti il colpo.
La mia rabbia
ebbe sfogo impetuoso
sul suo dolce corpo.
Col tempo
dimenticai quel giorno
grazie al nuovo amore,
ma ancora mi preoccupo
di non averti fatto
soffrire abbastanza.congiura,notte,spagna,indipendentismo,tresche

Questo è l’esempio più lampante che i diari, anche “minimi”, sono utilissimi a futura memoria.
Quando ho riletto questo brano, titolo originale “Delusione di sabato”, ho pensato ad un fatto e a delle protagoniste ben precise, ma non ci siamo con i tempi, quell’episodio è successivo di qualche anno. Frugando tra le carte ho scoperto che, in realtà, fu ispirato da un Italia-Spagna, in cui il pubblico sardo fece il tifo per la squadra iberica, che vinse. In quell’occasione la vissi male per ragioni di parte (nell’Italia giocavano cinque interisti), oggi (dopo anni di tifo contro la nazionale italiana) la vedo in modo diverso.
In seguito ad una revisione successiva il brano ha perso quasi del tutto ogni allusione sportiva, conservando unicamente la trasposizione di due tifose notate là, una contro e un’altra a (mio) favore, sul piano del conflitto sentimentale.
(III – 20.2 S)

UNA CONCLUSIONE

Mi ha lasciato da tempo
facendomi sentire inutile
e trovare un senso solo
nella mia canzone.
La sera che finì
avrei potuto sedurla,
quando se ne andò
cercai di dimenticarla.
La notte soffrii,
mi pervase il vuoto;
non mi consolai
tornando tra gli amici.
Dopo giorni d’amore
mi abbandonò di colpo
e passai dalla felicità
alla squallida angoscia.
Ora penso ai suoi ideali,
forse diversi dai miei,
a come vivrà lontana
e se mi ricorderà.
Non credo pianga,
ma spero ancora
in un nuovo incontro,
per soffrire meno.
Una conclusione improvvisa
proprio all’inizio del legame:
la baciai, poi si dileguò
e fu una grande perdita.
La grande delusione
venne con la stagione triste;
il freddo cominciava a gelarmi
nelle strade deserte.una conclusione.jpg

Sedici anni appena compiuti; periodo, stile e amore, lo stesso degli ultimi tre brani pubblicati. Questa rivisitazione (a prescindere da tutti i limiti compositivi adolescenziali già evidenziati), illumina dei momenti di intensa passione, finiti nell’archivio storico della mia mente e valorizzano (dentro di me) l’operazione che sto facendo.
Rivivo quei giorni, i motivi musicali, i lenti ballati appiccicati in ogni parte del corpo, i profumi, le carezze, i contatti, l’effetto seta dei suoi vestiti, gli abbracci, l’eccitazione, il piacere delle labbra sul suo viso o sul collo… e sofferenze atroci adolescenziali, massime, superiori d’intensità a quelle adulte, anche se più assorbibili nel tempo.
Questo brano molto modesto, scopro che ha un’importanza fondamentale per la memoria di quel periodo, mi rimanda stormi di informazioni e sensazioni.
Anche questi versi sono riveduti rispetto all’originale, che come altri, riletto dopo i vent’anni mi sembrò retorico e imbarazzante. Quando poi le cose si “storicizzano” diventano più lievi e si leggono con un sorriso benevolo.
Se non avessi conservato l’originale, avrei perso la memoria di alcuni particolari, invece posso dire che la canzone cui si allude nel testo, era Back in the sun, che comparve in diverse versioni: Jupiter sunset, Robert Long & Unit gloria, Quelli (poi PFM); apparteneva al cosiddetto dutch sound; una colonna sonora tormentone per i piccoli romantici del periodo. La metrica, invece, era presa dalla cover di Take to the mountains (Richard Barnes), sparita poi nella revisione.
Il titolo originale era “2 Novembre…”, pensate un po’! Sensazioni quasi in presa diretta scritte il 5 (tre giorni dopo) sul tavolo di studio, appena tornato a scuola dalla mini-vacanza.
(II – 5.11 Sestu)