UNA CONGIURA

Non immaginavo
che la tua festa
sarebbe stata
una congiura contro me;
non presumesti un particolare:
l’amica timida e solitaria
che cautamente mi avvicinò.
Ciò rovinò
i tuoi piani
e in fretta cercasti
di rimediare all’errore,
ma avendo intuito l’inganno
me ne andai con lei
e tu accusasti il colpo.
La mia rabbia
ebbe sfogo impetuoso
sul suo dolce corpo.
Col tempo
dimenticai quel giorno
grazie al nuovo amore,
ma ancora mi preoccupo
di non averti fatto
soffrire abbastanza.congiura,notte,spagna,indipendentismo,tresche

Questo è l’esempio più lampante che i diari, anche “minimi”, sono utilissimi a futura memoria.
Quando ho riletto questo brano, titolo originale “Delusione di sabato”, ho pensato ad un fatto e a delle protagoniste ben precise, ma non ci siamo con i tempi, quell’episodio è successivo di qualche anno. Frugando tra le carte ho scoperto che, in realtà, fu ispirato da un Italia-Spagna, in cui il pubblico sardo fece il tifo per la squadra iberica, che vinse. In quell’occasione la vissi male per ragioni di parte (nell’Italia giocavano cinque interisti), oggi (dopo anni di tifo contro la nazionale italiana) la vedo in modo diverso.
In seguito ad una revisione successiva il brano ha perso quasi del tutto ogni allusione sportiva, conservando unicamente la trasposizione di due tifose notate là, una contro e un’altra a (mio) favore, sul piano del conflitto sentimentale.
(III – 20.2 S)

UNA CONCLUSIONE

Mi ha lasciato da tempo
facendomi sentire inutile
e trovare un senso solo
nella mia canzone.
La sera che finì
avrei potuto sedurla,
quando se ne andò
cercai di dimenticarla.
La notte soffrii,
mi pervase il vuoto;
non mi consolai
tornando tra gli amici.
Dopo giorni d’amore
mi abbandonò di colpo
e passai dalla felicità
alla squallida angoscia.
Ora penso ai suoi ideali,
forse diversi dai miei,
a come vivrà lontana
e se mi ricorderà.
Non credo pianga,
ma spero ancora
in un nuovo incontro,
per soffrire meno.
Una conclusione improvvisa
proprio all’inizio del legame:
la baciai, poi si dileguò
e fu una grande perdita.
La grande delusione
venne con la stagione triste;
il freddo cominciava a gelarmi
nelle strade deserte.una conclusione.jpg

Sedici anni appena compiuti; periodo, stile e amore, lo stesso degli ultimi tre brani pubblicati. Questa rivisitazione (a prescindere da tutti i limiti compositivi adolescenziali già evidenziati), illumina dei momenti di intensa passione, finiti nell’archivio storico della mia mente e valorizzano (dentro di me) l’operazione che sto facendo.
Rivivo quei giorni, i motivi musicali, i lenti ballati appiccicati in ogni parte del corpo, i profumi, le carezze, i contatti, l’effetto seta dei suoi vestiti, gli abbracci, l’eccitazione, il piacere delle labbra sul suo viso o sul collo… e sofferenze atroci adolescenziali, massime, superiori d’intensità a quelle adulte, anche se più assorbibili nel tempo.
Questo brano molto modesto, scopro che ha un’importanza fondamentale per la memoria di quel periodo, mi rimanda stormi di informazioni e sensazioni.
Anche questi versi sono riveduti rispetto all’originale, che come altri, riletto dopo i vent’anni mi sembrò retorico e imbarazzante. Quando poi le cose si “storicizzano” diventano più lievi e si leggono con un sorriso benevolo.
Se non avessi conservato l’originale, avrei perso la memoria di alcuni particolari, invece posso dire che la canzone cui si allude nel testo, era Back in the sun, che comparve in diverse versioni: Jupiter sunset, Robert Long & Unit gloria, Quelli (poi PFM); apparteneva al cosiddetto dutch sound; una colonna sonora tormentone per i piccoli romantici del periodo. La metrica, invece, era presa dalla cover di Take to the mountains (Richard Barnes), sparita poi nella revisione.
Il titolo originale era “2 Novembre…”, pensate un po’! Sensazioni quasi in presa diretta scritte il 5 (tre giorni dopo) sul tavolo di studio, appena tornato a scuola dalla mini-vacanza.
(II – 5.11 Sestu)