DITTATO DEL MARE DI MEZZO

I cavalloni che ho aggredito
tra i Capi, nel mare mediano,
della Frasca e dei Corsari, turrito,
evocan primo ardore meridiano.

Nel letto, supina, t’alzo il vestito,
ti osservo, stimo, quale ape sultano;
del cibo che inforno traiam mito,
la pala incalza a ritmo pacchiano.

Ora Anfitrite, ora Afrodite, me
rapiscono e te Cupido sfianca,
ti rende docile al caldo seme;

più fervore t’infonde e non più stanca
ti abbandoni al piacere che preme,
alla piena fusione poco manca.

pisor2Serie del mare. Sonetto dedicato, ispirato dal pensiero permanente di quei tempi e non solo.
Il titolo individua il punto in cui avviene la scrittura: il mare di mezzo tra i due capi, che ditta; mare già ampiamente cantato.
(XXVI.XLII – 15.9 Arbu/Pis)

PORTO PISTIS

Misteri di rocce, come illusione          
svaniscono, quasi il mare fosse
lo schermo di un gioco elettronico.
Sabbie d’oro socie di antichi assalti,
allora gaia celia, oggi rimpianti.
Acque testimoni di tentazioni
estreme, di trasgressivo sollazzo.
Prenda guarnita di torre spagnola,
meta di oscuri corsari moreschi.
Distesa di memoria, materiale
diario non scritto che scandisce il tempo
trascorso, rendendolo tangibile.
Convegni adolescenziali mancati,
presunte sicurezze conquistate
e giovanili desideri elusi…
Già chioccia, or solo consolatore.

porto, arbus, mistero, schermo, compact disc, prenda, spagna, corsari, saraceni, trance

Ancora una volta osservo il mare, il mio porto consolatore, con la sua storia, con la mia storia che rivive su quelle sabbie, evanescenze, volti, gesti, echi di un ieri perenne. Una magia che si ripete ed è come se la natura ne fosse il motore.
Endecasillabi sciolti di nuovo, ma questa volta composti in staticità, quasi in trance, di fronte al mio mare.
(XXIV.XL – 2.9 Arbu)