UNA VERGOGNA

Del mondo a noi prestato abbiamo fatto una vergogna
con il determinante aiuto dei politicanti,
che vivono beati alle spalle delle masse
e sempre hanno adottato la tirannia come loro gioco:
giurano sia la gelosia degli astri la causa delle guerre.
Un popolo di meticci e amerindi,
ignorante e affamato,
cessa di subire
e lotta contro i governi
che impunemente lo tormentano.
“Determina qualcosa il colore della pelle?”
è l’arduo irrisolto dilemma degli Stati Uniti,
impegnati assiduamente con la “scienza”, non col sangue sparso
e se hanno ucciso tante vite allargando isolati scontri,
lo hanno fatto perché contando i morti dorma il presidente.
Un paese apparentemente calmo,
dalla vita dura,
priva della libertà: 
“E’ come avere più zar”,
penseranno certo i compagni.
La gente gialla coltiva il riso
ed ha un dio vivente,
esaltato o mistificato;
eppure ha un pregio raro:
non ammette disparità.
Anche nel continente antico le autorità esortano uguaglianza,
bisogna riconoscere la gloria della teoria;
in pratica troviamo caste gonfie di ricchezza,
mentre la plebe ammira rammentando
l’incolmabile abisso tra lusso e miseria.
La terra deserta araba e nera,
nel lento progresso,
è stata sconvolta
da semine d’ira,
accusata di troppa quiete.
Potrò trovare un rifugio isolato da questo mondo?
son stato troppo a lungo in un suolo colmo di indecenza,
dove gli stati e una risata sono equivalenti.
Purtroppo Marte ha vinto la battaglia:
qualunque invidia su di noi è ormai infondata.

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Scritta un mese circa dopo la precedente (in occasione del 44 compleanno di mio padre), è frutto della mia indignazione di adolescente per i vari conflitti che affliggevano la terra, i più fomentati come oggi dagli USA, con il terzo mondo ridotto alla fame… non è cambiato tanto. Il diario mi aiuta ad individuare i paesi passati in rassegna (se ce ne fosse bisogno): America latina, USA, Russia, Cina, Europa, Africa/medio oriente.
Anche qui adottai l’espediente del pianeta-dio, ma in modo sarcastico; infatti sono i potenti che, tra le altre menzogne, vorrebbero far credere ai popoli che causa di tutti i disastri descritti sia la gelosia degli astri. Marte era infatti il titolo originale con il sottotitolo “Una vergogna”, poi promosso a titolo.
Il brano sostanzialmente è quello originale, pochissime le modifiche:
verso 4: “adottato” era apprezzato
verso 5: “giurano” era diranno
verso 5: “astri” era Marte
verso 19: “E’ come avere più zar” era “Quasi meglio lo zar”
verso 23: “mistificato” era delinquente, poi, alterato
verso 25: “disparità” era distinzioni
verso 26: “autorità” era sovrani
verso 28: “caste” era corti, “ricchezza” era preziosi
verso 37: “colmo” era modello, “indecenza” era vergogna
verso 38: “stati” era governi.
Lo stile è quello della canzone di protesta; per questo un certo disordine metrico è passabile. Vi si alternano versi lunghi e corti, i primi ispirati (metricamente!)a “Tutto alle tre” di Valerio Negrini e non oso commentare oltre…
(IV – 1.2 S)

LOTTA EFFICACE

Compagno,
ti hanno rubato la terra
e sei disperato.
Fratello,
dormi sulle sabbie del deserto
e i re ti bandiscono;
hai impugnato le armi
vedendo indifferenza intorno a te,
hai colpito anche chi non conta,
hai risposto all’ingiustizia
con tutta la tua rabbia.
Non hai fatto il gioco di chi ti odia?
ora egli può dire che sei malvagio,
pur essendolo mille volte tanto.
La tua lotta non è vincente,
non dà garanzie di lunga pace
in quanto i mezzi prefigurano i fini…
E allora solleva il pugno,
spezza il fucile e leggi il Libro,
comincia la tua lotta efficace.
L’odio si distrugge con l’amore
e il mondo nuovo si realizza col tempo:
unità, autodeterminazione, autogestione,
comunione, libertà, uguaglianza,
da Damasco a Chicago,
da Belfast a Valparaíso.

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Riflessione giovanile (vent’anni) che prende spunto dalla questione palestinese alla luce delle mie idee nonviolente in erba. Frutto di letture e frequentazioni eterogenee, dagli obiettori di coscienza, ai radical chic, agli ambienti della nuova sinistra e soprattutto di qualche Palestinese, studente a Roma. Un crogiuolo di opinioni, tra le quali la mia, già formata, visto che non è mutata negli aspetti fondamentali, semmai può essersi arricchita l’analisi.
La storia ci insegna chiaramente che il ricorso alle armi è sempre fallimentare; i fautori della guerra portano con se dei principi di distruzione che inevitabilmente si proiettano nella società che andranno a costruire, peraltro costantemente minacciata dagli sconfitti.
La nonviolenza, sebbene lotta dura e duratura, con l’inevitabile e concreta solidarietà internazionale, avrebbe verosimilmente già risolto la questione, che invece non è migliorata e forse, anzi, è peggiorata.
Ciò non assolve, tutt’altro, la Comunità internazionale e soprattutto gli stati più potenti, dagli USA all’Europa, per l’inerzia ipocrita con la quale affrontano questa e altre questioni, per calcolo e sporchi interessi.
La primissima stesura, più esplicita e utopica, conteneva riferimenti all’anarchia e a Cristo, con l’obiettivo di un socialismo umanitario definitivo.
(VI- 30.11 Roma)