IN LAUREA DI ANNA ALESSI

Vorrei esordire parlando di sogni, vorrei, ma nonostante abbia un’infarinatura di cose lette e sentite, nonostante abbia letto qualche anno fa “L’interpretazione dei sogni” di Sigmund Freud, non credo di aver acquisito molte competenze, anche perché quando si hanno multipli interessi e i sogni, benché rappresentino un fenomeno che ispira curiosità, non sono le tue priorità, le informazioni acquisite regrediscono.

L’interesse su un proprio sogno, peraltro, può variare a seconda del suo contenuto, possono esserci sogni abbastanza crudi, piacevoli, surreali, comuni, incubi e via dicendo.

Quello che ho ora in mente è un sogno fantastico, piuttosto surreale, ma basato su un fatto che accadeva proprio mentre lo sognavo: la laurea della mia cara amica Anna. Potreste pensare a strane sessioni di laurea notturne. No, in realtà, il giorno precedente avevo dato un esame, per cui quella mattina mi svegliai piuttosto tardi dopo giorni di studio intenso, insomma, fu un sogno mattutino, che aspirava al pseudo-profetico.

Peraltro Anna si laureava con una tesi su Carlo Levi, quello di “Cristo si è fermato ad Eboli”, del quale avevo letto e scritto ancora adolescente “Paura della libertà”, arte filosofica meno surreale, ma per me allora piuttosto ostica, ma l’adolescente può!

A distanza di tempo il ricordo del sogno, già complesso in se, si è fatto vago, l’unico soccorso posso averlo dai versi che scrissi nell’immediato, sia per omaggiare Anna, sia per la particolare coincidenza, nonché per la particolarità dello stesso.

Diciamo che ho sempre amato il cinema surreale, da Bunuel a Jodorowsky, da Arrabal a Makavejev, fino a Kieślowski e quant’altri, ma per definizione quel genere di racconto, quel tipo d’arte, è piacevole come tale, per i suoi quadri, i segmenti, al di là di qualsiasi tentativo di interpretazione e comprensione, benché ci si avventuri in quell’esercizio; più o meno è così anche per il sogno.

Il reportage onirico in oggetto (per il gran caldo? Fine marzo… quando non si capisce se si devono o meno alleggerire le coperte) era preceduto o iniziava con una sorta di incubo, visione di piccoli rettili, forse fobie recondite o ancora presenti, una sorta di transfert nell’impegno che stava sostenendo l’amica, o semplicemente una sorta di suggestione legata a tutta una complessa attività di studio, tra spleen, ça ira, ennüi… Simbolismi strani, ermetici, in una sorta di carrellata, finché nel sogno mattutino si intravede una figura in primissimo piano, con particolare sulla nuca che mostra una sorta di tatuaggio; è una sorta di stacco, di cambio di scena, perché si fa lentamente nitido il volto di Anna, fino alla figura intera. Siede su un alto sgabello al centro di una delle nostre aule universitarie, la sua immagine è statuaria, silente, mentre lo sguardo onirico inquadra una teoria di volti, è la commissione che la interroga. Mi trovo là, forse avrei voluto esserci, i dieci saggi mi vedono, capto la loro attenzione, una specie di comunicazione, una situazione che non è dato interpretare, ma che combino con i miei trascorsi sull’oggetto della tesi, su Carlo Levi, anche pittore e la paura della libertà, i vari significati del sangue e la liberazione della donna ad essi connessa.

Ma è un sogno e come tale non ha una logica intelligibile come la realtà, pertanto riparte per la tangente e dove c’era Anna vi è ora il busto marmoreo di Cesare Augusto e un alternarsi di ermetismi sfingici. In realtà sono il lauro, l’alloro, la laurea.

A distanza di anni il ricordo del sogno è generico, nonostante l’averne scritto subito al risveglio offra ancora dei particolari. Furono momenti di meraviglia, stupore, come di un sogno telecomandato, ma neppure lontanamente immaginabile.

Appena possibile ne parlai con Anna che si mostro molto curiosa del fatto, mostrò gradimento e le donai la pergamena con il testo dei versi che composi appena il giorno dopo. Naturalmente mi chiese del significato di quei versi così enigmatici, cercai di fare del mio meglio, ma io stesso ero colto alla sprovvista; scrivere di un sogno è come scrivere sotto dettatura senza la possibilità di poter avere assoluta certezza del senso di tutto.

Mi sono sforzato di essere leggibile, il resto lo lascio agli interpreti di sogni altrui, anche se devo confessare che una mia teoria ce l’ho, ma, pensate un po’, non la rivelerò, benché abbia molto del segreto di Pulcinella.

90 in laurea

32 In laurea di Anna Alessi (86 – XX.XXXIII – 31.3 a) a 20-23.05.2022

IN LAUREA DI ANNA ALESSIultima modifica: 2022-05-25T20:03:54+02:00da thewasteland
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