TORNI A MANIFESTARTI GENTILMENTE

Torni a manifestarti gentilmente
per offrirmi attimi meravigliosi,
primo dei primi amori tenti a mente,
malgrado i tuoi contegni misteriosi
forse oltremodo grandi;
arcani spesso causa d’ossessione,
non ne scorgo rimandi,
spartiti insieme ad alcuni altri affetti
di agevole intuizione
se noti sotto diversi rispetti.

Questa visita pur pone domande
su dove tu possa avere dimora,
incantato da recenti ghirlande
t’accosto a Michelle o altre russe ancora;
giri Roma con loro,
verso est, nella marca, sorseggi albana,
t’incoroni d’alloro
o sussisti in un quadretto teatrale
quale etereo nirvana,
palcoscenico d’Anna più sensuale.

Lietamente non ti rivedo ombrosa,
risplendi alle battute con piacere,
la novità che rende deliziosa
maturità delle più lusinghiere.
Nell’aria rarefatta
persiste la bellezza del tuo viso,
parvenza soddisfatta,
epifania dintorno a sé fa il vuoto
di pathos ben intriso
e tale straordinarietà denoto.

“Lei non è Annamaria!” …e tu correggi,
perché lo sei, ne ridi e lo confermi,
noncurante appena, glissi, e motteggi:
“Su detto assunto non puoi ravvedermi!”
Un endorsement siffatto
figura avallare il filo lontano,
il dono del riscatto;
si leva nuovo anelito d’ardore
dal tuo impulso sovrano
a dare quello cui fosti censore.

Sì, è accettazione! I tuoi occhi brillanti
e letizia perenne sulla bocca
anche nei momenti assai imbarazzanti,
quando scappò nuda alba pingue gnocca.
Il resto è didascalia:
risulti assorta in lavori manuali,
data alla bibliofilia,
abbigliata con comodi vestiti
di armonie celestiali,
tua sorella appartata, e assolvi ai riti.

Quanto, in pochi stupendi fotogrammi
da salvaguardare con tanta cura;
tra veglia e incoscienza sciolgo anagrammi,
reductio ad voluntatis mi cattura.
Per maggiore cautela
compi condiscendente resistenza,
lo stupore rivela
o deve stimarsi presentimento
che abbia la conseguenza
degli effetti dell’innamoramento.

151

Canzone
(Cinque strofe e congedo, di 10 versi; fronte in endecasillabi ABAB, sirma in settenari ed endecasillabi cDcEdE).
(XXIX.XLV – 2.2 A)

THE WARNING DREAM

In principio un nome, indirizzo di posta,
vaga idea nello scuro, fading of wonderful world.
In sembianze errabonde, svianti, mi sei apparsa,
sfuggente la tua essenza che non potei cogliere.
Profondità in the room d’esordio collegiale,
carrellata sui volti, smania di bello, di te.
Delizia sconosciuta, presagio di già visto,
rapino il tuo sguardo, frenesia d’intimità.
Quella sera, distinti, l’inebriante epifania;
volli starti vicino per poter valutare
i tratti del tuo viso, il tuo corpo sinuoso,
il seno, le cul sacré, avvolti nella seta;
stringente nei tuoi occhi, sulle labbra e tutta te,
ogni poro ammiccava stupendamente stunned. 
Clamori d’agnizione, fluire di parole;
parlavi, ti prendevo, davi, perdevo il filo.             
Il seguito, chimere, in fuga le occasioni
per paura di fallire, remote esitazioni.
Dagli incontri fugaci, i messaggi non colti,
occhiate reciproche di non facile chiosa.
Ermeneuta dei sogni perché ricompare lei?
Precettrice dei sensi, grazia double recognized,
esulto e mi sorprendo, un poco ti ho avuto.
Vaga realtà, riunione, vicinanza, dialogo,
diventi tangibile avvolta dalla foschia.
Intuire l’epilogo del magico monito:
non ti pensavo adesso, mi inquieta l’evento;
il mio desiderio è condividerlo con te.

wonderful world, mail, collegiale, frenesia, epifania, cul sacré, stunned, agnizione, ermeneuta, precettrice

Questi versi mi sono forse ingrati perché non riescono ad esprimere le sensazioni che ad essi sono affidate. Ho già espresso il limite delle convenzioni linguistiche rispetto ai sentimenti.
Difficile esprimere il concetto anche in prosa, è da vivere; a me è capitato tante volte, perché è evidentemente qualcosa che cerco: la meraviglia, il fantastico, il sorprendente, lo stupendo, che, si badi bene, sono emozioni che provengono da fatti semplici, fino a qualche piccola scarica adrenalinica, che per me sarebbe sufficiente, ben sapendo che senza volerlo si va spesso ben oltre e allora la meraviglia può rasentare lo sconcerto e la paura, di cui si può sorridere solo quando si è in grado di raccontare il vissuto. Ma non è il caso di questo brano, benché il panico, l’angoscia, non debbano necessariamente comparire in situazioni di pericolo fisico; la questione allora è dominarsi o lasciarsi andare, essere talvolta coraggiosi, altre irresponsabili.
Anche una semplice conoscenza può avere un po’ di tutti questi ingredienti. Io che mi guardo assolutamente dall’autolesionismo propendo certamente per le cose semplici e facili, ma purtroppo la vita non è così, non si adegua del tutto alle nostre volontà. Penso sia comune il fatto che talvolta conoscere una persona possa diventare un percorso di anni, da un contatto, uno sguardo, apparentemente insignificanti e spesso rimossi da uno dei due, fino all’apoteosi che acquisisce a volte quel senso di incredibile, dello stare insieme, in un’esclalation crescente o meno, quella sensazione che ci fa scuotere la testa e ridere… ma era così semplice allora?
Il discorso sarebbe lungo, ma non devo ora scrivere un saggio, e potrebbe abbracciare i meccanismi perversi della nostra mente, dei nostri ragionamenti, paure e inibizioni.
Mi viene facile citare un esempio letterario, dalla recente lettura de “Der Zauberberg” di Thomas Mann, quindi della controversa conoscenza tra Hans Castorp e Clavdia Chauchat, e mi viene voglia di citare anche un certo intento sadico e irridente dello scrittore nei confronti del lettore, lasciato in ambasce per pagine e pagine, ma si tratta ovviamente della maestria di Mann e della forza del libro.
Anche questo brano è ispirato dal sogno mattutino che lo ha preceduto, del quale qui e là riporta vaghe immagini.
La metrica invece non è casuale o meramente sperimentale, ma è come un tema conduttore che caratterizza la personalità della protagonista, una figura un po’ d’altri tempi e un po’ neocontemporanea, a mio modo di vedere. Si tratta dunque di neoalessandrini o se preferite, semplici settenari doppi.
(XXV.XLI – 29.6 A)

Slegature:
fading of wonderful world = evanescenze di un mondo fantastico
stunned = sorpreso intensamente