L’ho rivista, rumana inconosciuta,
per la festa, alle messe di partito
celebrate in casa, mentre mia madre
sta puntualmente a preparare il pranzo;
là, dove si è confessata credente
e catto-libertaria militante,
bimbo nello stroller, moglie insolita,
con un’altra identità episodica
dall’estro dei suoi occhi blu negata,
fulgore sufficiente a farla bella.
Il mio coraggio di chiederle chi era
sorretto dal suo saluto d’intesa,
i reciproci sguardi imbarazzati,
rituale che officiammo incuriositi
in summa dei cortili domestici,
di campi sulla collina dismessi
tra opuntia ficus-indica infestante
e sentieri ideali evanescenti.
Dentro la sequenza puzzle dell’ortus
è apparsa tosto, nel ciclico movie,
varcare il cancello, affatto osservata,
verso copioso nulla d’infinito
che s’allarga, restringe, dunque muta
trasfigurando la terra e la luna,
prima del nostro lumare consueto;
una compagna tampinante mollo,
scelgo e fulmineo son da lei in silenzio.
Ne capirò l’identità al risveglio.
Metrica: assonanze alternate di endecasillabi (consonantica, tonica, semplice, atona, sillabica).
(XXXI.XLVII – 21.02 A)
L’identità… cos’è?
Essere identici a se stessi, idem, come sopra.
Peccato che non esista! L’identità… intendo 🙂
Vorrai mica fare come quel prete che mi ha detto convinto che Varese non esiste? ah ah… Hai abbracciato lo scetticismo?
Non toccarmi l’identità, tanto cara a noi sardi… Poi ovviamente si tratta di un concetto molto complesso e variegato, da trattato… :-)*
oh, come sempre sei positivo e positivista 🙂
Giusto, però ci sono dei momenti che bisogna vivere anche nel pieno pessimismo. Altrimenti, come si farebbe a gustare il bicchiere mezzo pieno?
Non so cosa sono, so di più cosa penso… E quando non penso positivo so che c’è lo zampino del diablo tentatore… Ripeti con me: vade retro Satana!
Rifiuto talmente il pessimismo che per me è pieno anche il vuoto, figuriamoci le mezze misure… straripano… :-)*