Campanili svettanti e miraggi veo,
fantareale transito di bagnanti,
aspra mistura, e improvvisamente…
Sull’uscio di santa Maria Maggiore
scruto quasi regolari asofìedri:
sarcasmi yometrikì di san Vitale,
spunte repentine da realizzare
per assuefazioni contemporanee
da stravaganti contaminazioni.
Tratti spioventi, tondi, poliedrici
poligoni, piccoli, grandi, retti
angoli, archi assortiti a tutto sesto
e semiarchi, soprarchi a digradare.
Sulla destra Galla Placidia, mýthos,
con un covone d’oro che la guarda,
regolare, tranquilla, compensante.
Padroni di questo spazio gli uccelli
che mi svolazzano sul naso audaci.
Oudeís e dèu! Ogni tanto un passante
abitudinario, avvezzo a tal luogo,
va oltre, ignaro di queste emozioni.
Davanti a me teorie di sante e santi,
mosaici e ori sfilo trasognato,
lo stesso Dante gira per la piazza.
Già m’avean trasportato i lenti passi
ove m’abbaglia quella luce intensa
d
Eccomi dunque in quell’eden fino ad allora solo sfiorato ed esaltato in me ancora di più dagli studi d’arte medievale; un’emozione immediatamente tangibile e non ci sarebbe molto da aggiungere, se non λέμε αργότερα.
Endecasillabi sciolti.
(XXVI.XLII – 23.6 Ra)
Απαγορευμένο για το αδιάφορος
Verso 5 – asofìedri: neologismo per poliedro indefinito, da ασαφής = vago e ἔδρον = faccia
Verso 6 – yometrikì: traslitterazione di γεωμετρική = geometrici
Verso 19 – Oudeís, leggi udìs, da ουδείς = nessuno
Verso 19 – Dèu: dal sardo io. Sottile differenza tra e latina lunga e breve. Con la e breve/chiusa, Déu significa Dio.
Verso 25 – Già m’avean trasportato i lenti passi: è il 22° verso del XXVIII canto del Purgatorio di Dante.