ROMA 2006

Emulo scazzo ex seventies,
prevengo Termini’s angoscia,
penso lidi più rassicuranti,
in s’interis fuga per Aurelia;
per ora mi struggo sui passi
di ammaliante tedesca dalla mini inguinale,
mollezze che tolgono i pensieri
the long march: bus, metrò, ripide scale, mura, fusion.
Solo San Pietro avverto antistress:
antiche storie, volti sereni
…che ci fa Bonifax tra i papi!
M’avventuro nel passato:
Astolfi pharm, Lungotevere;
via Giulia plane, prospektiva,
irrora d’emozione i sensi,
incedo a passi lenti, celebrativi,
e mi soffermo di fronte al Virgilio,
calpesto nostre orme,
sedimenti di passi succedutisi,
d’adiacenze e luoghi sciente,
inzinènta der firm ar canto ’e Strada de’ Pettinari.
Omaggio presenze di ieri
e grate di Vicolo de’ venti;
compare Campo de’ fiori e là Giordano,
com’altre volte ch’appaiono infinite,
allungo lo sguardo e impercettibilmente m’inchino.
Completo il cerimoniale in piazza Farnese
su panca lapidea in odor di Francia,
osservo bucoliche scene:
per Roma come allora scrivo.

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E’ facile dire Roma, ma vuol dire poco. Roma è un universo con mille sfumature, non è mai la stessa cosa. E’ soprattutto passato, e se sarà futuro lo sapremo quando anch’esso sarà passato. Un passato bello, brutto, discreto, mediocre… Non manca di nulla.
“Roma 2006”, perchè ho scritto un altro brano intitolato “Roma”, del quale questo ricalca esattamente la metrica, climax e anticlimax.
Versi celebrativi che cercano di fotografare la stessa Roma, che a tratti conserva lo stesso “corpo”, ma è arduo ritrovare la vecchia anima tra le molteplici anime…
Il brano vanta prevalentemente una buona critica. Mi piace segnalare questa, che ha un bel suono:
“Certamente originale ed è costruita sui tre pilastri principali indicati da Pound: fanopea, logopea e melopea. Immagini, lemmi e ritmo, sono pertanto attori fondamentali in questa lirica”. Non mi sono ancora preso la briga di verificare.
(XXII.XXXVIII – 5.9 Roma)

Nota curiosa:
verso 21: perfino del ciak nei pressi di Via dei Pettinari
Questo verso fa riferimento a uno scorcio del film “Un sacco bello” di Verdone, che ero convinto fosse l’angolo tra via Giulia e via Dei Pettinari. In realtà vi è una qualche somiglianza, ma di recente ho scoperto trattarsi di un luogo non tanto lontano, oltre il ponte (Sisto), esattamente tra via di porta Settimiana e via della Scala.

ANGOSCIA ROMANA

Ieri mi sei apparsa
in tutto il tuo squallore:
cercavo da dormire;
dopo estremi tentativi compiuti,
la scelta di un giaciglio non garantito.
Alla stazione mi stendo
dentro il sacco a pelo;
delle ragazze cantano in spagnolo,
poi, obviously, arriva la polizia.
On the road to Castel Sant’Angelo:
anche lì è presente
il braccio armato dello stato.
Roma squallida, morta, tiranna, egoista,
si pensa solo ai propri interessi.
Isola Tiberina, notte.

 

Composti la mattina dopo, di getto. Quella notte tra il 10 e l’11 agosto è stata una delle mie peggiori notti romane, non certo per aver dormito a qualche metro dalle acque del Tevere, ma per aver conosciuto la faccia ostile della città…
Una città, anche amata sotto certi aspetti, o meglio, sotto precisi aspetti, può a volte apparirti opprimente, nemica…
Avevo ventitré anni, tornavo con un’amica da un avventuroso viaggio in autostop, giunto fino a Londra e che per me avrebbe avuto un seguito.
E’ difficile realizzare che quella notte appartenga a quel viaggio, ogni tanto anche Roma si manifesta sotto una luce diversa e si ha voglia di fuggire…
Uniche modifiche: “obviously” era naturalmente; “egoista” era autoritaria.
(X – 11.8 Rm)