Quelle sere del longue andirivieni,
lei là sempre assisa sull’alto seggio,
si mostra nel lounge food nei tratti ameni,
bambola che parla a un soffice aggeggio.
Ciondolo oltre e rievoco la prigione
dell’indifesa schiava di se stessa,
le ore d’aria son l’unica evasione,
assiste a questo oblio mite e sommessa.
Dai refugium peccatorum prosceni
nanzi al salottino ignaro passeggio
spargendo identità in ogni stagione.
Pur d’inverno figuro un’agnizione,
nel cammino perenne la corteggio
mentre s’alternano gli arcobaleni.
Nella mente i suoi seni,
l’accavallo e qualsia grazia concessa
sensi che spogliano l’idea riflessa.
Sonetto caudato misto (rime alternate e simmetriche)
(XXVIII.XLIV – 5.9b Chg)