BISAJUS

Candu ti contu de is bisajus tuus
no iast a bolli prus chi acabbessi,
fintzas a abritiai sa vida insoru
chi po tui est ua fabula de ispantu
e pedis totu is particularis.
As connotu feti jaia Amilia,
ma fueddas de totus comenti chi
bivessint e t’essint pesau issus.
Castiendi su retratu insoru
ddus chistionas, mancu fessint bius.
“Babbu, t’arregodas candu bisaju
Giusepi… Tomasu… e Grazietta…”.

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Riprendo la pubblicazione della serie di versi in lingua sarda.
Un padre si compiace dell’affetto della figlia nei confronti dei bisnonni, anche quelli che non ha conosciuto e ha visto solo attraverso i ritratti e i racconti che lui stesso le ha fatto.
Il brano è composto in endecasillabi, il titolo originale era “Bisajus po filla mia”.
(XIII.XXIVf-31.07 A)

Traduzione:
BISNONNI
Quando ti racconto dei tuoi bisnonni/ non vorresti più che smettessi,/ fino a fantasticare sulla loro vita/ che per te è un favola meravigliosa/ e chiedi tutti i particolari./
Hai conosciuto solo nonna Emilia,/ ma parli di tutti come se/ vivessero e ti avessero cresciuto./
Guardando il loro ritratto/ ci parli, neanche fossero vivi./ “Papà, ti ricordi quando bisnonno/ Giuseppe… Tomaso… e Grazietta…”.

BISAJUSultima modifica: 2010-04-30T23:42:00+02:00da thewasteland
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13 pensieri su “BISAJUS

  1. Lo sai, non ci capisco una parola ma leggendolo ad alta voce si comprende la bellezza della lingia.

  2. Ho sbagliato a digitare i tasti ma mi sono alzata alle 6 questa mattina e non mi sono ancora fermata. Un errore di battitura è concesso? Sorrido.

  3. Ma chi non si innamora del modo in cui tu sai raccontare?

    P.S. sto ascoltando ed è perfetta per me…(la musica)

  4. scoprire che hai messo anche la traduzione mi ha tolto dall’imbarazzo di leggere e non capirci una mazza…
    grazie del commento.
    abbraccione

  5. Attestato? Basta che nn sia una capocciata!

    P.S. manco a me è stata mai regalata una casuccia, manco na catapecchia!
    Questi ministri sono proprio birboni, cattivi bimbi da picchiare sulle manucce…

  6. Penso che prima o poi toccherà anche a me. Diventare nonna dico e spero sia prima piuttosto che poi. Insomma è una esperienza che mi piacerebbe fare, amare senza responsabilità genitoriali, amare solo per il gusto di farlo, senza percome o perchè…Ma se avanti così, forse prima faccio in tempo a tirare le cuoia. Vabbè, hai capito dai.
    Piove, piove e piove, mi sento una rana. Non centra niente ma mi è venuto di dirtelo. Un bacio verde, ma di un bel verde brillante. Gas

  7. P.S. Se ti incontro che fai l’autostop ti tiro su, promesso. Però poi non lamentarti di come guido 🙂

  8. Noto nelle tue poesie l’uso dell’endecasillabo, la scelta non mi pare casuale, soprattutto in una poesia degli “affetti”. Lo interpreto in questo modo: nell’uso della lingua sarda ritorni alla cultura originaria, che puoi soddisfare nella metrica tradizionale.
    Non vuoi profanare nella libertà dei versi la purezza di una lingua antica?
    Insoru…, loro…
    La prima ‘immagine che crei è nitida, essenziale in quei pochi gesti e sguardi tra padre e figlia.
    “Quando ti racconto”: delinei un rapporto educativo intenso, il padre si svela alla figlia, racconta di sè e crea un legame, non solo legame di sangue bensì di condivisione. Il padre è la voce narrante e la figlia, attrice principale, “vive” attraverso la narrazione del padre.
    Nella seconda immagine sono i nonni gli attori principali: la figlia ne parla come se fossero vivi!
    E ancora, c’è qualcosa di più: come se l’avessero cresciuta!
    Il padre non disperde la forza del vincolo e lo tramanda alla figlia. Esiste qualcosa che non può andare perduta: l’amore, l’amore per i padri, per i figli e per la propria terra. E il padre attira a sé tutte le forze dell’universo per “rispondere” alla figlia.
    Un po’ come nella poesia “Sulla spiaggia di notte” di Whitman.

    Buona settimana
    j.

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