ALIENAZIONE TRANSITORIA (inferno)

Finita!
nei miei passi abbandonanti,
nel buio
crescente dentro me.
Che notte singolare!
dalle pareti rosa
sibili assordanti,
ombre di fantasmi:
mi tramuto in dannato dell’inferno;
sono un disgraziato
arranco nel peccato,
volendo disertare
scappo, cado.
Sento il tuo spettro invocante,
vedo un rogo naturale umano;
vagheggio nel torpore
conferendo diletto ai sensi:
in un manto di rose patisci per mio figlio.
Scosso
mi desto
scorgo il fuoco:
uno spirito del male mi sperde tra le serpi
ma la furia non può annullare il fervore:
questo è un Inferno da remissione
attendo la mia scarcerazione
Intanto ti venero,
ti bramo
sul suolo io ardo
nel letto ti cerco;
inferno demonio
da lei voglio prole!
inferno ti scaccio,
l’aurora emergerà.

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Forse è, da sempre, il brano più apprezzato della mia produzione, probabilmente anche quello più conosciuto. Vanta pubblicazioni plurime in antologie.
Lo scrissi al compimento del diciassettesimo anno di età, come secondo atto di una trilogia, che seguì la stesura in due parti di Paradiso, e precedette quella di Purgatorio; infatti il suo titolo originale era Inferno.
Ai tempi della stesura, con amici, fu anche messo in musica (che ricordo, ma non trovo nota degli accordi, peraltro penso fossero due), inciso su nastro e spacciato goliardicamente per il pezzo di un noto gruppo rock.
Ma la sua storia è meno allegra.
L’estate precedente, dopo tanti amori platonici e unilaterali, ebbi il primo amore vero, concreto, tangibile; fu come la scoperta di un nuovo mondo e mi ci buttai dentro con tutto me stesso… Poi giunse il momento dei saluti e il distacco, seppure pieno di speranze, fu particolarmente doloroso. I versi si soffermano appunto su questi momenti. Il diario di allora commenta: “Brutto ricordo dei giorni successivi alla partenza di …”
Non ha subito alcuna variazione di sorta rispetto alla stesura originale.
(III – 23.10 Sestu)