‘NDO CAZZO STA GEMONIO?

Su l’adrenalina fin da Gemonio
sulle orme vaghe dell’antica schiatta.
Lavinia, la dolce, pari a Beatrice,
mi conduce in un eden di verde,
un ambiente da fiaba, oneirikòs,
con eco di ruscello per musica.
Un cielo di nubi rassicuranti
osserva il mio cammino verso Azzio.
Il nostro popolo torna ancora qui
dopo un secolo e un’altra metà,
mi biasimate Tumas, Giuvananton?
Che emozione sostare nella chiesa
il cui suolo potreste aver calcato;
giri intensi tra le viuzze del borgo
scrutando angoli del paese antico
a voi noti o perfino posseduti.
Vecchie case sulla collina cinta
dall’altipiano, bosco e prato ovunque.
Quattro generazioni hanno taciuto,
é stato arduo aprire squarci di luce;
basta stare sotto lo stesso cielo
e respira’ l’istess aria valcuvian.

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Fin da bambino ho saputo che un ramo della mia famiglia non era sardo, ma proveniva dal continente. Quando capitava, se ne parlava sempre in modo vago, direi impreciso.
Molti anni fa approfondii le poche notizie che avevo e scoprii che quel ramo materno era varesotto. Ero stato nella zona solo tre anni prima, inconsapevole.
Cinque anni fa mi recai in Valcuvia deciso a saperne di più, non trovai nulla; idem lo scorso anno, benché diversi atti fossero piuttosto chiari, come ho potuto verificare ancora di recente. Il rapporto dei miei antenati con quella valle deve dunque ancora essere chiarito, forse un passaggio temporaneo…
Solo pochi giorni fa ho scoperto che il paese d’origine è un altro (o probabilmente sono più di uno), sempre nel varesotto, ma in una valle attigua, la Valceresio.
Ciò non sminuisce le emozioni provate in Valcuvia, che ho descritto per quanto possibile in questi endecasillabi sciolti, ma è solo la premessa per viverne delle altre.
Discorso a parte merita il titolo del brano. Mi è capitato di dare ad articoli titoli sibillini dal difficile accostamento al contenuto, non ricordo ciò sia avvenuto per dei versi.
Il titolo di questo brano è frutto di un aneddoto per me irresistibile, quanto apparentemente insignificante, che si è imposto nell’incertezza del titolo da dare.
Quando feci sapere a un’amica varesotta, premiata poetessa, che mi recavo in Valcuvia e citai Gemonio, stazione ferroviaria nord, lei chiese, non a me, “…’Ndo cazzo sta Gemonio?”
La situazione mi parve così paradossale, divertente e per tutta una serie di notazioni, anche politiche, geniale, che non potevo non valorizzarla.
(XXIV.XL – 7.9 Azzio)