DOLCE AMORE

Il tempo procede, la nostra vita tranne rari casi è pianificata. Anche un giovane adolescente ha la sua scuola, le sue vacanze, i suoi tempi di studio e di “svago”, la sua estate. Quasi ogni giornata si svolge sotto determinati ritmi, movimenti e comportamenti.

Gli amori giovanili spezzano in qualche modo questa routine, se sono davvero tali; diventano nella nostra vita degli elementi destabilizzanti e catturano tutta l’attenzione su di essi, per cui, che so, hai davanti un libro di storia, ma stai sognando ad occhi aperti una avventura con lei, che magari è lontana e hai solo questa modalità per viverla.

Diverso tempo fa (forse c’è ancora nell’incasinamento globale della vita odierna – extra covid s’intende) c’era il cliché dell’amore stagionale, solitamente estivo. Una sua caratteristica, specie per i più giovani, figuriamoci per gli adolescenti, era “giurarsi” amore eterno e comunque mantenere in qualche modo i contatti.

Oggi è facilissimo con i telefonini, le @mail e le varie amplificazioni tecnologiche di essi; questa tecnologia è però intervenuta solo alla fine del secolo scorso, alla fine degli anni Novanta, prima (in tempi non preistorici) ci si affidava alle lettere, neppure al telefono, perché non garantiva la privacy o la tranquillità necessaria per esprimere certi concetti. Nelle lettere si scriveva di tutto e di più, al telefono a volte l’emozione non faceva spiccicare due parole sensate, ma era il festival dei monosillabi.

Ma non tutti i rapporti che nascevano intorno ai sedici anni erano riconducibili al cliché accennato, alcuni erano amori e passioni struggenti, tenuti in vita dalla loro stessa natura.

Poi lei ritorna, è passato del tempo, anche troppo; i comportamenti sono diversi, non c’è omologazione in questo, entra in gioco il proprio carattere in via di formazione, ma in parte già assestato e ci accompagnerà per il resto della vita.

Rispetto a quando è avvenuto il distacco fisico sono accadute delle cose, alcune anche imbarazzanti, dunque emerge un po’ di paura, di chiusura. Non desideravi altro che questo momento e ora sei come freezato; per fortuna l’incontro avviene e lo sblocco è incoraggiante, tutto è in continuità, come se tempo non ne fosse passato, e come allora c’è solo lei, non c’è altro che abbia senso, che meriti attenzione.

Il racconto dei mesi di lontananza, qualche ombra che non trova spazio e si dissolve immediatamente, si fanno valutazioni importanti e anche qualche imprudenza che causa un allontanamento non messo in conto. La storia a un certo punto allarga il suo orizzonte e inquadra un mondo oltre te e lei, un mondo anche minuscolo cui quella favola non va proprio bene.

Si entra così in un’altra dimensione, dover fare le cose di nascosto, organizzare incontri clandestini, tutto si complica, ma l’amore è talmente sfacciato che sfida le difficoltà e riesce a trovare spazi per momenti incredibili.

Eppure tra le varie discontinuità della vita c’è anche quella che una coppia, per quanto di adolescenti, è appunto formata da due persone diverse, da due teste diverse, da due cuori diversi, per quanto forse quelli siano la minore dissomiglianza…

Ecco, il mondo che si oppone, a tratti duramente, comincia a fare breccia e qualcosa si rompe.

Quando accade ciò è doloroso per entrambi, qualunque sia la parte che vuole chiudere e quella che non si capacita di cosa stia accadendo.

In questi casi c’è sempre una parte determinata, “lucida” nel suo delirio e nella sua sofferenza, che non ha più presente soltanto quell’amore, ma tanta altra vita; mentre l’altra parte è come colpita da un dramma così immenso che perde qualsiasi possibilità di ragionare, salvo sapere solo anni dopo che magari il mantenimento di una qualche capacità razionale avrebbe forse potuto salvare il salvabile. Altri noti e penosi cliché

52 dolce amore

7 – Dolce amore (Prima gioventù-II) (42 – V – 14.9 a) – a 29.04.2020

‘NDO CAZZO STA GEMONIO?

Su l’adrenalina fin da Gemonio
sulle orme vaghe dell’antica schiatta.
Lavinia, la dolce, pari a Beatrice,
mi conduce in un eden di verde,
un ambiente da fiaba, oneirikòs,
con eco di ruscello per musica.
Un cielo di nubi rassicuranti
osserva il mio cammino verso Azzio.
Il nostro popolo torna ancora qui
dopo un secolo e un’altra metà,
mi biasimate Tumas, Giuvananton?
Che emozione sostare nella chiesa
il cui suolo potreste aver calcato;
giri intensi tra le viuzze del borgo
scrutando angoli del paese antico
a voi noti o perfino posseduti.
Vecchie case sulla collina cinta
dall’altipiano, bosco e prato ovunque.
Quattro generazioni hanno taciuto,
é stato arduo aprire squarci di luce;
basta stare sotto lo stesso cielo
e respira’ l’istess aria valcuvian.

gemonio, adrenalina, lavinia, beatrice, eden, azzio, altopiano, varesotto, valcuvia, valceresio

Fin da bambino ho saputo che un ramo della mia famiglia non era sardo, ma proveniva dal continente. Quando capitava, se ne parlava sempre in modo vago, direi impreciso.
Molti anni fa approfondii le poche notizie che avevo e scoprii che quel ramo materno era varesotto. Ero stato nella zona solo tre anni prima, inconsapevole.
Cinque anni fa mi recai in Valcuvia deciso a saperne di più, non trovai nulla; idem lo scorso anno, benché diversi atti fossero piuttosto chiari, come ho potuto verificare ancora di recente. Il rapporto dei miei antenati con quella valle deve dunque ancora essere chiarito, forse un passaggio temporaneo…
Solo pochi giorni fa ho scoperto che il paese d’origine è un altro (o probabilmente sono più di uno), sempre nel varesotto, ma in una valle attigua, la Valceresio.
Ciò non sminuisce le emozioni provate in Valcuvia, che ho descritto per quanto possibile in questi endecasillabi sciolti, ma è solo la premessa per viverne delle altre.
Discorso a parte merita il titolo del brano. Mi è capitato di dare ad articoli titoli sibillini dal difficile accostamento al contenuto, non ricordo ciò sia avvenuto per dei versi.
Il titolo di questo brano è frutto di un aneddoto per me irresistibile, quanto apparentemente insignificante, che si è imposto nell’incertezza del titolo da dare.
Quando feci sapere a un’amica varesotta, premiata poetessa, che mi recavo in Valcuvia e citai Gemonio, stazione ferroviaria nord, lei chiese, non a me, “…’Ndo cazzo sta Gemonio?”
La situazione mi parve così paradossale, divertente e per tutta una serie di notazioni, anche politiche, geniale, che non potevo non valorizzarla.
(XXIV.XL – 7.9 Azzio)

DOLCE AMORE (prima gioventù – II)

Pochi passi e potrei vederla,
ma la paura dell’incognito mi blocca.
L’incontro: uno sguardo irraggiungibile…
“…E’ impossibile che possiamo lasciarci”.
Il suo corpo attraente unito al mio
nella mia stanza, finalmente…
nella piazza, nella strada, nel mio letto.
Volontà comune di stare da soli.
Membra su membra vicino alla sorgente,
poi, confessioni che feriscono
relative alla sua estate silente,
uno schiaffo (morale)… e sensi di colpa,
assai confuso tra generosità ed egoismo:
lei non mi ha mai rimproverato niente.
La sera, in segreto come amanti,
fuga in campagna, roventi di desiderio,
valutiamo se è tempo di fare l’amore,
tuttavia viviamo una nuova dimensione.
…Saprò poi cosa è accaduto
per il suo tardo rientro a cena.
Timore che la portino lontano,
lei nonostante tutto non dispera.
Sacrificio di Gesù vissuto insieme,
pranzo da me, attenzione, poco pathos.
Evasione in cantina, vino e musica,
la eccita il bagnarmi con l’acqua.
Stasi, troviamo il modo di appartarci,
si abbandona al desiderio, al piacere,
geme, sospira, ci amiamo sul divano.
Un suo dono e parole d’amore.
L’hanno portata via, non mi sento esistere,
fuggo la sofferenza, cerco alienazione,
tuttavia la sua assenza grava su di me.
Ci controllano, ci incontriamo come ladri;
sta male, ci amiamo, vive in me,
si rasenta la felicità, l’impeto è forte.
Cambia di colpo, non la capisco,
mai vista così fredda, panico, angoscia.
Lo straniamento cresce nel bosco:
non ricorda che è il nostro Paradiso.
Il turbamento del mattino è superato
dice che era dovuto alle sue cose…
ma il nostro amore corre rischi
perché attenderli? usiamo il nostro tempo!
Altre partenze… preparano il mio corpo
ad accogliere il suo con brama,
ne dipendo, mi ha assuefatto.
Ci sorprendono, ci minacciano.
Irriducibili ci incontriamo di nascosto,
underground music sopra i nostri amplessi,
i suoi spasimi appagano le mie voglie
che raggiungono una sintonia totale,
nel dar luogo a sfrenati istinti erotici…
Strano, dopo, trovarsi tra la gente!
Dopo il top, il declino, vacche magre,
è dolce, ma per me dice stranezze.
Vorrei appartarmi con lei
ma l’interdizione è efficace,
subiamo spiacevoli discorsi…
Strappo una visita al Ponte
che ci vide in tempi migliori;
prende l’iniziativa, ma ha parole pungenti.
L’ingenuità non mi fa notare
che tra noi qualcosa muore:
canta il cigno sul nostro amore.
Basta! Ci vien detto in faccia crudamente.
La partenza dei suoi non è quella sognata
… nel “giorno della scalogna”, per chi?
Mie carezze rubate, disperazione,
ha deciso di finirla, è spietata,
mi aggrappo alle sue contraddizioni,
cerco di averla, mi piange davanti.

52 dolce amore

Molte volte la verità può sembrare banale, allora la sperimentazione lascia il campo alla normalità, alle mere senzazioni. Considero una ricchezza averle provate e così presto; la delusione che ne è seguita, il dolore straziante acutissimo, poi diluito nel tempo, non sono riusciti comunque a travolgere quelle sensazioni talmente vive nel ricordo da essere palpabili.
La ragazza è la stessa del brano precedente. Un amore che si era presentato come eterno svanisce in una sofferenza uguale ed opposta, in poche ore, non perchè sia finito, ma per una scelta obbligata da una parte non accettata dall’altra.
Per il motivo detto sopra il brano non ha subito modifiche sostanziali. Cito le correzioni degne di nota, allo scopo di consentire una analisi della banale verità percepita in tempo reale, visto che il brano è stato steso poche settimane dopo gli avvenimenti:
verso 13: “assai confuso tra generosità ed egoismo” era “via l’egoismo e il maschilismo in me
verso 37: “Dopo il top, il declino, vacche magre” era “Cambia di colpo, non la capisco
verso 58: “ma l’interdizione è efficace” era “ci si ostacola
verso 66: “Basta! Ci vien detto in faccia crudamente” era “anche sua madre dice basta!”
verso 71: “mi aggrappo alle sue contraddizioni” era “si contraddice, diventiamo nemici”.
(V – 14.9 A)

Music:
FA SOL
MI- RE
LA- DO
LA MI
SOL FA
MI LA
RE LA-
DO MI-
MI RE LA-
DO MI- LA
RE MI- LA-
DO LA MI
(VI – 12.9 A)